Coronavirus Covid-19: Omar, “per Green pass Ministero Salute e Cts chiariscano il destino dei non vaccinabili”

“Non sono no-vax, ma non possono fare il vaccino. In questa categoria ricadono diverse persone: chi ha avuto un problema di salute tra la prima e la seconda dose, come una reazione allergica alle componenti del vaccino stesso, chi ha avuto un parere negativo dal proprio medico a causa di patologie pregresse ma anche tutti quei malati rari e cronici che, per via della loro patologia, non hanno la possibilità di accedere alla vaccinazione. Tutte queste persone non hanno modo di richiedere il green pass e fra pochi giorni resterebbero esclusi da diversi luoghi al chiuso: piscine, palestre, ristoranti, bar, teatri, cinema. Salvo una certificazione alternativa e il permanere del vincolo del tampone, ma su questo non c’è ancora chiarezza”. A denunciare la situazione è l’l’Osservatorio malattie rare (Omar). “Al nostro Sportello legale già ora stanno arrivando tante domande al riguardo, e se non si provvede a chiarire subito tutto dalla prossima settimana sarà molto peggio”, racconta il direttore dell’Osservatorio malattie rare, Ilaria Ciancaleoni Bartoli, che lancia un appello al ministro Speranza e al Cts: “Per evitare il caos è necessario che si faccia subito chiarezza, in modo particolare indicando come dovrà essere fatto questo certificato alternativo e soprattutto, in maniera inequivocabile, da chi dovrà essere fatto e, quindi, chi sono i soggetti preposti alla certificazioni. Perché una volta identificati vanno anche messi in condizioni di fare veramente questi certificati, con il rigore che serve”. Il Cts dovrebbe riunirsi infatti, per parlare anche di questo, domani, 5 agosto.
Ai sensi di quanto previsto da un’apposita nota del Ministero della Salute, la certificazione verde Covid-19 non è richiesta ai bambini esclusi per età dalla campagna vaccinale (fino a 12 anni) e ai soggetti esenti sulla base di idonea certificazione medica, tra cui appunto diversi malati rari e cronici, per i quali verrà creata una “Certificazione digitale dedicata”, che però attualmente non è disponibile. Per ora, in mancanza di questa possono essere utilizzate quelle rilasciate in formato cartaceo, ma mancano a oggi indicazioni operative su chi siano i clinici a cui è demandato il compito di rilasciare questa certificazione. “Se non sarà chiarito al più presto assisteremo ad una ondata di domande verso queste categorie e, d’altra parte, a risposte difformi da un medico all’altro: è già successo pochi mesi fa con le assenze dal lavoro per le categorie fragili, succederà ancora, certo nessuno ha bisogno ora di nuovo caos. Per non parlare del fatto che nel lungo periodo non si potrà ‘delegare’ agli esercenti il compito di interpretare e validare certificazioni cartacee facilmente falsificabili, difficilmente intellegibili e non certo adeguate a un compito tanto delicato, anche dal punto di vista della privacy. Se vogliamo ripartire in sicurezza e nel rispetto delle regole, le regole devono essere chiare e facilmente applicabili”, conclude Ciancaleoni Bartoli.

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