“È dal 2012 che si è cominciato a costruire a livello governativo quella che è stata poi definita Strategia nazionale per le aree interne”, che sono “una grande questione nazionale”, come “confermano alcuni numeri emblematici: le aree lontane dai poli di servizio essenziale – le aree interne, appunto – rappresentano il 60% del territorio italiano, il 52% dei Comuni e il 22% della popolazione”. Lo ha ricordato, oggi, il segretario generale della Cei, intervenendo all'”Incontro dei vescovi delle aree interne”, in corso a Benevento. La Strategia nazionale prevede a livello locale gli “accordi di programma quadro”, “per un totale di circa un miliardo e 200mila euro di stanziamenti: a fine luglio ne risultavano sottoscritti 62 su 72 con la prospettiva di completare il processo entro l’anno in corso, anche in virtù di una semplificazione delle procedure”, ha proseguito il presule, per il quale “è un percorso significativo, ma complesso e non privo di contraddizioni ai vari livelli. Molte speranze sono ora legate al Piano nazionale di ripresa e resilienza e ai provvedimenti a esso connessi”. “Ci sono deficit infrastrutturali – basti pensare al capitolo delle comunicazioni e della digitalizzazione – che richiedono interventi straordinari per essere colmati. Si tratta di una questione che non può richiamarmi quanto avviene nelle terre di mia provenienza dove i devastanti terremoti che si sono succeduti dal 2016 hanno ulteriormente messo in evidenza, soprattutto in alcune zone, la necessità di investimenti utili non solo alla ricostruzione in quanto tale ma ad un più facile ed agile accesso a quei borghi d’Italia che giustamente vengono segnalati come un grande e particolare valore per tutta la nostra nazione”, ha proseguito mons. Russo.
D’altronde “non si può immaginare una duratura ed equilibrata ripresa del Paese se oltre 13 milioni di abitanti si ritrovano in una condizione di marginalità territoriale che talvolta incide sullo stesso godimento dei diritti di cittadinanza”. Di qui il monito: “Ancora una volta appare in tutta chiarezza che il Paese non crescerà se non insieme. E la questione delle ‘aree interne’ – come la stessa pandemia ha fatto emergere soprattutto in alcuni frangenti – può rappresentare uno stimolo a ripensare i modelli del nostro vivere associato e comunitario non soltanto nelle zone direttamente interessate ma anche su un piano più generale”.
Per il segretario generale, “il cambiamento in atto, sollecitato anche dalla pandemia, può disegnare un nuovo modello di sviluppo in cui le ‘aree interne’ possono diventare il polmone del Paese. Di certo, ne guadagneremo in stili di vita più consoni alla persona umana”. Richiamando la Laudato si’ di Papa Francesco, mons. Russo ha concluso: “Si tratta di passare dall’io al noi, di sentirsi corpo oltre che singole membra. La saggezza popolare africana sintetizza questo cambiamento di prospettiva nel proverbio: ‘se vuoi andare veloce, corri da solo. Se vuoi andare lontano, vai insieme a qualcuno’. Perché non si cresce se non insieme… Il cammino sinodale, che abbiamo avviato, è uno stimolo in più per cogliere tutte queste istanze”.