“Dopo l’esplosione, il Libano è in caduta libera alle prese con una tripla crisi: economica, politica e per la pandemia Covid-19. Questo minaccia di rendere quasi ogni bambino in Libano vulnerabile e bisognoso di aiuto”: lo ha dichiarato Ted Chaiban, direttore regionale dell’Unicef in Medio Oriente e Nord Africa, in occasione della presentazione di un nuovo rapporto sulle conseguenze dell’esplosione del 4 agosto 2020 sulle famiglie ancora oggi. “Se non avvengono adesso cambiamento, ripresa e stabilità, potrebbero non verificarsi affatto, portando il paese ancora di più nel baratro e a un punto di non ritorno”, ha aggiunto Chaiban.
“Rendere i bambini e il rispetto dei loro diritti una delle principali priorità in Libano. Questo include accesso alla salute, alla nutrizione e a essere protetti da violenze, abusi e sfruttamento”, la prima richiesta dell’Unicef.
“I leader libanesi superino le differenze politiche e si uniscano per formare un governo che abbia come obiettivo principale sostenere le comunità per avviare la fase di ripresa, rendere giustizia alle famiglie colpite dall’esplosione, e ritenendo colpevoli i responsabili”, chiede ancora l’Unicef, secondo cui occorre anche “garantire servizi pubblici a breve e lungo termine, fondamentali per la sopravvivenza e lo sviluppo dei bambini, che includono fornitura di acqua, istruzione e assistenza sanitaria per tutti a diretto beneficio dei bambini e delle comunità in generale. Questo però può avvenire solo attraverso un buon governo e sistemi pubblici che siano resistenti anche ai peggiori shock e crisi. Se questi sistemi fossero stati già in atto, non dovremmo affrontare oggi la crisi idrica (ad esempio) con il 75% delle famiglie del paese rischia di perdere del tutto l’accesso all’acqua”.
Infine, la richiesta di “costruire un sistema di assistenza sociale nazionale sostenibile, anche per raggiungere le famiglie bisognose con assistenza in denaro sull’esempio del programma ‘Haddi’ sostenuto dall’Unicef. Il sistema coprirebbe le famiglie vulnerabili con bambini piccoli, le persone con disabilità e quelle con più di 70 anni”.