“Sacrificare l’uomo al potere è uno dei peccati più gravi anche nel nostro tempo”: lo ha ricordato il card. Enrico Feroci, durante la messa celebrata stasera a L’Aquila in occasione della 727ª Perdonanza Celestiniana. “Avviene anche oggi! Io e voi non possiamo essere ipocriti: lo sappiamo! Basta aprire gli occhi e guardarsi intorno” ha rimarcato il cardinale commentando il passo evangelico della decapitazione di Giovanni Battista. “Abbiamo la sensazione che le cose, – in Abruzzo si dice ‘la roba’ – siano più importanti dell’uomo, dei rapporti di amicizia e che creano guerre anche intrafamiliari, ‘anche’ all’interno della famiglia e ‘anche’ nella Chiesa”. A questa visione il card. Feroci ‘oppone’ il tema dell’Incarnazione: “Dio ha tanto amato il mondo da dare suo figlio. Papa Celestino, nella sua Bolla, presuppone che gli uomini siano cercatori di Dio e cioè persone che sentono ed hanno la coscienza della pochezza dell’uomo e sperimentano la povertà esistenziale della propria vita. Non c’è domani e non c’è futuro senza un orizzonte infinito che è Dio stesso che continua ad inseguire l’uomo con il suo amore. Dio ha condotto l’uomo a maturare l’esigenza della misericordia” nelle diverse forme di giubileo, “spiritualità che è presentata sempre come rinnovo continuo del dono divino di misericordia”. L’obiettivo finale del Giubileo, per il card. Feroci, “è ricordare l’opera di Dio. L’amore con cui il Padre desidera sradicare dal cuore dell’uomo l’egoismo, l’avidità, lo sfruttamento, l’avarizia, la superbia”.