Settimana teologica Meic: D’Andrea (presidente), “abbiamo una storia ‘meticcia'”. “Una Chiesa ospitale può rendere la comunità civile più aperta”

Si è chiusa a Camaldoli la Settimana teologica del Meic dedicata al tema dell’ospitalità. A concludere i lavori un confronto sui tratti distintivi di questo valore nei testi sacri e negli insegnamenti delle tre grandi religioni monoteiste, con la partecipazione di rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma, dell’imam Yahya Pallavicini, vicepresidente della Comunità religiosa islamica italiana, e del teologo Carmine Di Sante, grande esperto di dialogo ebraico-cristiano. I tre relatori hanno ribadito insieme la necessità che le religioni oggi più che mai debbano raccogliere la sfida dell’accoglienza reciproca, pur portando il peso storico di averla tradita in passato.
“È stata una settimana ricca di contenuti che ci ha permesso di guardare all’ospitalità non solo come a un’urgenza legata all’attualità tragica di questi giorni ma soprattutto come al cuore dell’esperienza cristiana di Dio”, ha detto il presidente nazionale del Meic, Luigi D’Andrea tracciando un bilancio dell’iniziativa. “Come credenti dobbiamo rimetterci in ascolto di un Dio che ci ospita nella sua creazione, che si fa ospitare nella nostra umanità e che genera una dinamica che ci rende allo stesso tempo ospitati e ospitanti. È in questo modo che Dio ci chiede di accogliere l’altro e di generare un mondo aperto che valorizzi le diversità”.
Per D’Andrea è importante “essere consapevoli che non esistono identità pure, a-storiche, la storia stessa del nostro Paese è una storia ‘meticcia’: senza dialogo e contaminazione le identità muoiono. I confini, pur necessari, devono essere vissuti non come luogo di separazione ma di incontro”.
La sfida più grande, ha concluso il presidente, sarà quella del dopo pandemia: “Dopo l’emergenza saremo chiamati a ritessere rapporti di fraternità e a ricostruire una casa comune più attenta ai bisogni delle persone. Un ruolo fondamentale lo avranno i credenti: una Chiesa autenticamente ospitale può avere la capacità di mediare affinché tutta la comunità civile si apra di più”.

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