(da Braga) Primo giorno di pellegrinaggio ieri, tra Lisbona, Braga e Santiago de Compostela per un gruppo della diocesi di Roma, che aderisce all’iniziativa diocesana, organizzata dall’Opera romana pellegrinaggi, che avrà poi il suo momento centrale, nei prossimi giorni, a Fatima. Saranno in tutto circa 200 i partecipanti.
Nell’anno del Giubileo compostelano, i pellegrini hanno celebrato la messa nel santuario del Buon Gesù, a Braga. A presiederla, il vescovo ausiliare, mons. Dario Gervasi. Nell’attesa di percorrere l’ultimo tratto del cammino di Santiago, oggi, il presule nell’omelia si è soffermato sul senso del pellegrinaggio. “Il pellegrino è un uomo che cammina ma è diverso dal turista, che va, vede e conosce – ha detto -. Il pellegrino è spinto dall’arrivare a una meta ben precisa. Questo determina uno stile di vita”. Nell’omelia mons. Gervasi ha riflettuto sul pensiero diffuso oggi secondo cui “il cammino stesso in fondo è una meta”. “Ma – ha avvertito – è una mezza verità. Camminare senza una meta non ha senso. Siccome pochi riescono a dire che la vita ha uno scopo, allora ci si è persi nella bellezza del cammino. Il pellegrinaggio che abbiamo iniziato ci vuole aiutare a ritrovare la bellezza della vita considerata come cammino verso una meta, cioè tornare al Padre, riconoscersi figli di Dio e ritrovare la nostra vera identità di pellegrini che vivono su questa terra insieme con gli altri, andando verso una meta ben precisa”.
Infine, il vescovo ausiliare ha indicato le due dimensioni del pellegrinaggio cristiano: andare verso Dio con tutto il cuore e camminare verso i fratelli. “Non è una fuga, ma è ritrovare chi siamo”.