Continua in Colombia la quasi quotidiana strage di difensori di diritti umani e di ex guerriglieri firmatari degli accordi di pace. L’ultimo omicidio in ordine di tempo, avvenuto a Popayan, capoluogo del Cauca, lunedì scorso, suscita particolare impressione. La vittima è infatti il giovane Esteban Mosquera, 26 anni, leader studentesco, artista e musicista. Durante le proteste del 2018 aveva perso un occhio a causa di un ordigno sparato dall’Esmad, la polizia speciale colombiana. Lunedì è stato avvicinato dai sicari, che procedevano in moto, di giorno, nel barrio La Bamba di Popayan, in pieno centro storico. L’uccisione di Mosquera è stata condannata dal presidente Duque e dai principali organismi internazionali, in particolare dalle Nazioni Unite e dalla Commissione interamericana per i diritti umani.
Secondo l’ong Indepaz, che tiene il conto dei leader sociali e indigeni e degli ex guerriglieri assassinati, oltre che dei massacri messi in atto dai gruppi armati, dall’inizio dell’anno sono stati uccisi 110 leader sociali, indigeni, difensori dei diritti umani. 35, invece, gli ex guerriglieri delle Farc che avevano firmato gli accordi di pace (284 dalla firma del 2016): l’ultimo episodio di omicidio è avvenuto domenica scorsa a La Montañita, nel Caquetá. La vittima si chiamava Jair Danilo Calderón Aranda.
Proseguono in varie zone del Paese anche i massacri. Il 67° dell’anno (con un totale di 243 vittime) è avvenuto ieri, in Arauca, a Saravena, causando la morte di tre persone.