“L’impegno della Chiesa è sempre stato improntato alla ‘prossimità’, alla vicinanza alla gente e alla vita delle persone per non disperdere nulla di ciò che è stato. Abbiamo per questo voluto portare avanti un lavoro opposto al sisma cercando di salvare le persone da quello che qualche vescovo ha definito il ‘terremoto dell’anima’ attraverso solidarietà e prossimità facendo sentire anche la vicinanza ai colpiti di tutte le Chiese sorelle che stanno in Italia”. Cinque anni dopo il sisma del Centro Italia (24 agosto 2016) a ricordare al Sir l’impegno della Chiesa italiana per le popolazioni terremotate è don Francesco Soddu direttore di Caritas Italiana.
L’organismo caritativo della Cei sin dalle prime ore del terremoto si è attivato per portare aiuto, con la sua rete di volontari, alle persone colpite. Impegno che prosegue senza sosta. “Ci siamo fatti presenza viva attraverso il mandato di Caritas Italiana, soprattutto adesso che ricorre il 50° della nascita. Per il futuro vogliamo continuare questa presenza ascoltando il territorio attraverso la voce dei vescovi locali”. L’immagine più concreta della presenza della Caritas nelle terre colpite dal sisma sono “i Centri di comunità, sorti in tutte le diocesi terremotate. Questi – afferma don Soddu – sono l’esempio più chiaro di questa vicinanza che non è solo materiale, ma anche spirituale. Non parlo tanto delle strutture fini a se stesse, quanto della comunità delle persone. Restando al centro dell’attenzione, la comunità si pone come presenza spirituale, sociale e civile, dove l’incontro, il dialogo, la condivisione sono momenti imprescindibili per tornare a vivere. È un processo non solo di ricostruzione ma anche di rigenerazione umana dei territori”. “La ricostruzione materiale – ribadisce il direttore – non spetta alla Caritas il cui impegno è quello di tenere unite le pietre vive che sono le comunità delle zone terremotate”.