“Non sfugge a nessuno che la crisi del Covid, così drammatica e profonda, costituisca uno spartiacque fra un mondo che ci è noto, che abbiamo imparato a conoscere, e una scena nuova che ancora facciamo fatica a immaginare, a interpretare e nella quale identificare la nostra presenza”. Lo ha affermato David Sassoli, presidente del Parlamento europeo, invitato ieri sera al Meeting di Rimini a partecipare a un dibattito sui temi europei e internazionali. “Non dobbiamo avere paura della crisi. Non dobbiamo rassegnarci a una opportunistica passività. Questo è un tempo di pericoli inediti, ma anche di straordinarie opportunità perché tutto quello che abbiamo costruito nella seconda parte del Novecento sviluppando democrazia e libertà è chiamato a confrontarsi con processi globali complessi e rischiosi. La nostra idea di persona, di inviolabilità della vita umana, l’affermazione di diritti universali, l’ispirazione allo sviluppo integrale della persona sono gli ingredienti con cui noi ci presentiamo alle nuove sfide”.
Sassoli ha affermato ancora: “Abbiamo bisogno di un pensiero all’altezza della sfida della contemporaneità. E insieme abbiamo bisogno di testimoni in carne e ossa, di coerenze individuali, di storie di vita, di amicizia, di solidarietà. Il magistero di Papa Francesco è molto impegnativo per i cattolici, e non è un caso che qualcuno – anche tra i cattolici, va detto – si metta nella posa del giunco che attende il passaggio dell’onda di piena. La radicalità evangelica è più forte di una dottrina e interroga nel profondo le nostre coscienze, ci chiama ad essere fedeli nella quotidianità, nell’incontro con l’altro, con chi è più debole, e insieme ci sfida ad essere nella storia con l’animo dei costruttori”.
“La pandemia ci dice molte cose su noi stessi. Ci ha fatto capire quanto dipendiamo dagli altri, ma anche quanto sia possibile riconnettere la politica con la persona. Ci ha mostrato con chiarezza quali strumenti siano idonei ad affrontare le sfide nuove e nello stesso tempo dove siamo fragili, inefficaci. Ci dice in cosa la nostra democrazia europea deve migliorare e dove il rapporto fra Unione europea e Stati nazionali debba cambiare”.
Il presidente ha aggiunto: “Siamo fiduciosi perché l’azione di contrasto alla pandemia in Europa poteva portare ad un corso delle cose molto diverso senza le scelte che sono state fatte. Senza l’Unione europea avremmo avuto conflitto fra le Nazioni sulla ricerca dei vaccini, sulla politica sanitaria, sull’assistenza a chi si è trovato senza lavoro, avremmo compromesso Schengen e rialzato le frontiere interne, non avremmo potuto condividere il debito, non vi sarebbe stato un poderoso sostegno alle economie nazionali”.