Meeting Rimini: mons. Santoro (Taranto), “occorre recuperare il senso della partecipazione, uscire dall’io per costruire il noi”

(Da Rimini) “Consumare la suola delle scarpe” è il “movimento che indica l’incontro. Con la situazione esplosiva che abbiamo, con il dilemma della difesa della vita e della salute e quella del lavoro, non possiamo fermarci a guardare dal di fuori ma dobbiamo entrare nelle situazioni”: lo ha detto mons. Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto, intervenendo ieri al Meeting di Rimini, all’incontro intitolato “È l’ora della partecipazione”. La diffusione della pandemia, ha argomentato il presule, ha accentuato un già diffuso individualismo che porta le persone a delegare alle Istituzioni la soluzione dei problemi, salvo poi provare insoddisfazione per l’incapacità di queste di rispondere ai bisogni. “Occorre recuperare il senso della partecipazione che spesso è impedita dalla fatica della relazione. È importante allora uscire dall’‘io’ per costruire il ‘noi’, la comunità. Icona di questa uscita dall’io è – come ha scritto Papa Francesco nella Fratelli tutti – è il buon Samaritano”. Mons. Santoro, a riguardo, ha ricordato alcuni episodi di quando era in missione in Brasile, dove le monocolture come il mais e il grano servono a produrre profitto a danno della natura, denunciando “l’atteggiamento predatorio dell’estrattivismo: estrarre tutto ciò che mi può giovare pensando che la terra abbia risorse infinite”. “A Taranto – ha aggiunto – abbiamo la monocoltura dell’acciaio che ha dato per anni tanti posti di lavoro ma anche innumerevoli morti. E i funerali li celebriamo noi. Penso al dolore nel vedere tanti bambini malati di cancro. Ho visto operai dell’Ilva scioperare e protestare su l’altoforno numero 5 di 60 metri. Nessuno li ascoltava. Sono andato a trovarli, sono scesi e mi hanno ringraziato per questo semplice gesto. Come quelle donne brasiliane di una favela che dando vita ad un piccolo commercio di manufatti tessili si sono sentite accolte senza distinzione” dal vescovo che era andato a trovarle per aiutarle. “A Taranto – ha ricordato – viviamo il grande dramma della conciliazione. Sono in questa città da nove anni e mezzo, anni in cui abbiamo assistito a un ping pong di responsabilità, a cambi di governo, alla difficoltà di arrivare ad una soluzione. Ora con la partecipazione statale con il 48% delle azioni speriamo sia possibile dare una direzione equa e con i soldi del Recovery fund sostituire il ciclo completo del carbone con una reale decarbonizzazione che dovrebbe cominciare”.

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