Europa: i premier di Polonia, Lituania, Lettonia ed Estonia, “attacco ibrido dalla Bielorussia. Intervenga l’Europa”

Un “attacco ibrido” da parte della Bielorussia contro Polonia, Lituania, Lettonia ed Estonia, “e quindi contro l’intera Unione europea” è stato denunciato dai capi di governo dei quattro Paesi in una dichiarazione pubblicata oggi sul sito del governo polacco. “Lo sfruttamento dei migranti allo scopo di destabilizzare i Paesi vicini costituisce una palese violazione del diritto internazionale, e può essere qualificato come attacco ibrido” scrivono i premier, chiedendo “l’unità e un immediato sostegno diplomatico, finanziario e tecnico da parte dell’Ue e dei Paesi membri” per dare “una risposta efficace alle sfide lanciate dal regime di Lukashenko”. I premier della Polonia e delle tre repubbliche baltiche che, negli ultimi mesi, hanno registrato un insolito incremento degli arrivi dalla Bielorussia di immigrati illegali provenienti dall’Iraq, Siria, Afghanistan e da altri Paesi del Medio Oriente, sottolineano nella dichiarazione che “la Bielorussia deve assumersi la piena responsabilità per le persone fatte arrivare sul proprio territorio”. “Non è ammissibile che le persone giunte nel territorio della Bielorussia siano successivamente e in modo arbitrario convogliate verso le frontiere dell’Ue e che venga impedito il loro rientro nei Paesi di residenza”, ribadiscono osservando che “altrettanto importante è l’utilizzo congiunto di tutti i mezzi diplomatici e pratici per bloccare, il prima possibile, le nuove rotte non appena tracciate, di immigrazione irregolare”.
I governi polacco, lituano, estone e lettone rivolgono quindi all’Ue, al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, e all’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) un accorato appello affinché tali organismi “intraprendano con decisione delle azioni volte a facilitare la soluzione della situazione verificatasi in Bielorussia e a imporle il rispetto degli impegni internazionali” tra i quali citano espressamente la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura. Inoltre, esprimono la loro convinzione che “l’unico modo per risolvere l’attuale crisi politica in Bielorussia possa essere rappresentato dall’inizio di un autentico dialogo interno con tutte le forze politiche interessate al futuro della Bielorussia, con i rappresentanti della società civile bielorussa, anche quelli in esilio”, accompagnato dalla “liberazione di tutti i prigionieri politici, compresi i rappresentanti delle minoranze etniche, e dalle elezioni politiche libere, organizzate con celerità, e svolte in modo onesto”.

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