“In Afghanistan la minaccia contro i diritti umani fondamentali, fra i quali la libertà religiosa, non è rappresentata solo dai Talebani ma anche dall’Iskp, cioè dall’Isis della ‘Provincia di Khorasan’”. A denunciare la situazione è Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) Italia. “La formazione estremistica si è già resa protagonista in passato di innumerevoli azioni terroristiche, rivendicando fra l’altro uno dei più sanguinosi attacchi contro la minoranza Sikh all’inizio della pandemia, il 25 marzo 2020, quando tre uomini armati presero d’assalto il Guru Har Rai Gurdwara nella zona di Shor Bazar a Kabul, uccidendo 25 persone e ferendone 15”, ricorda Acs.
“L’Iskp continua a consolidarsi, soprattutto a seguito alla sconfitta dell’Isis in Siria e in Iraq e dopo l’avvio dei colloqui di pace tra i talebani e la Nato. A differenza degli stessi talebani – precisa Aiuto alla Chiesa che soffre – l’Iskp annovera nelle sue fila un numero crescente di giovani afghani istruiti e appartenenti alla classe media, ai quali si aggiungono gruppi di jihadisti esperti provenienti da al-Qaeda”.
Acs teme che “il riconoscimento del regime talebano da parte di alcuni Paesi” possa “favorire inoltre la proliferazione di gruppi islamici radicali attualmente minori ma in grado di strutturarsi in un network terroristico potenzialmente in grado di soppiantare formazioni storiche come al-Qaeda e Stato islamico”. Oltre a ciò, “le relazioni fra Pakistan, organizzazioni terroristiche presenti in Palestina e nella provincia siriana di Idlib e il regime afghano destano particolare preoccupazione”.
Secondo Aiuto alla Chiesa che soffre, “la reintroduzione della sharia spazzerà via le poche libertà faticosamente conquistate, inclusa la fragilissima libertà religiosa. Sono pertanto a rischio tutti coloro che non condividono l’islamismo dei talebani, compresi i sunniti moderati. Gli sciiti (10%), la piccola comunità cristiana e tutte le altre minoranze religiose, già gravemente minacciate, subiranno un’oppressione intollerabile”.
Perciò, Aiuto alla Chiesa che soffre “incoraggia la comunità internazionale a far sentire la propria voce in difesa dei diritti umani di tutti i cittadini dell’Afghanistan, compresi i cristiani, gli indù, i bahai e i buddisti”.