(Da Rimini) “L’immaginazione ha bisogno di un luogo”. L’ha ricordato questa mattina, nell’incontro su scuola e lavoro al Meeting di Rimini, Giorgio De Rita, segretario generale del Censis: “Per tanti anni l’immaginario collettivo è stata la spinta in avanti del nostro Paese. Per un paio di decenni l’abbiamo persa. Ora qualcosa sta cambiando. Ecco perché il luogo va immaginato. Un luogo capace di esprimere il senso del futuro. In questo senso il Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) è una straordinaria occasione per il futuro. Ma i fondi da soli non bastano. Serve un progetto, uno sforzo collettivo di progettazione del domani, per non sprecare l’opportunità che ci è capitata”. In sintesi, ha concluso il segretario del Censis, ci vogliono “un luogo, una struttura e un senso. Altrimenti invano faticano i costruttori, come è scritto nelle Scritture”. Ha parlato molto di autonomia il preside Ezio Delfino, presidente di Disal (Dirigenti scuole autonome e libere). “L’autonomia è sinonimo di libertà di educazione – ha detto Delfino -. In questi due anni di pandemia abbiamo assistito a diverse evidenze educative, la cifra che ha consentito di recuperare la distanza. Abbiamo ancora un’autonomia troppo debole e l’idea di una scuola che applica circolari e norme”. Per il preside, l’autonomia potrebbe essere declinata secondo tre aggettivazioni: “Pienamente funzionale al sistema dei servizi pubblici e del dialogo. Secondo: l’aspetto relazionale. L’autonomia deve dialogare e relazionarsi. Terzo: autonomia di tipo solidaristico, delle alleanze e in dialogo con il territorio”. Per il deputato Paolo Lattanzio, dell’intergruppo parlamentare per la sussidiarietà, oltre il debito buono di cui parlò il presidente del Consiglio Mario Draghi lo scorso anno al Meeting, c’è bisogno anche del lavoro buono. “Abbiamo bisogno di spendere sul capitale umano”, ha ricordato. E ha aggiunto: “Lo vogliamo dire che si vedono troppo spesso studenti e docenti contrapposti? Invece la centralità della scuola sono gli studenti”. Lattanzio è intervenuto anche sulle cosiddette character skills, le big five di cui si parla sempre di più: estroversione, amicalità, coscienziosità, stabilità emotiva e apertura all’esperienza. “Si tratta di quelle attitudini caratteriali, non nozionistiche, presenti in ogni ragazzo che aiutano ad affrontare la realtà. Quelle competenze globali che consentono di comprendere la complessità del mondo”.