La situazione dei feriti ricevuti dal Centro chirurgico per vittime di guerra di Emergency a Kabul “è nettamente migliorata: l’ospedale ha ammesso solo 6 pazienti a rischio di vita e ha trattato 24 persone nel proprio pronto soccorso. Purtroppo abbiamo ricevuto ancora 2 persone già morte al momento dell’arrivo al nostro centro”. Lo si legge in una nota diffusa ieri da Emergency. “In questo momento in città non si registrano combattimenti aperti, ma rimane alta la tensione all’interno dell’aeroporto: nel corso della mattinata abbiamo già ricevuto due pazienti con ferite da proiettile provenienti da lì”, ha raccontato, ieri, Alberto Zanin, coordinatore medico di Emergency a Kabul. Ieri, dei 100 posti letto dell’ospedale, 14 erano liberi. La relativa stabilità della situazione permette quindi di allargare i propri criteri di ammissione, accettando qualunque tipologia di feriti di guerra. Rimane comunque la priorità di ammissione per donne e bambini. Esclusi saranno solo i maschi adulti con ferite agli arti che non presentino traumi alle arterie. Fino a ieri, l’ospedale non ha ancora avuto un colloquio con i nuovi responsabili distrettuali talebani, ma non risulta che sia stata implementata alcuna nuova restrizione. “Chiediamo comunque alla comunità internazionale di non abbassare l’attenzione su quello che sta accadendo in Afghanistan. Il grande rischio è infatti che, con il calare dell’attenzione mediatica e politica, una serie di problemi legati all’avvento di questa nuova dirigenza cadano nell’oblio”, ha proseguito Zanin. A preoccupare ora è soprattutto la situazione nella Valle del Panshir, unica località ancora nelle mani del governo in cui si stanno radunando le rimanenti truppe dell’esercito, dove Emergency gestisce un centro medico-chirurgico e il centro di maternità Valeria Solesin. “Rispetto alla maternità abbiamo visto purtroppo una diminuzione dei pazienti che arrivano a partorire a causa della paura di spostarsi, e ci stiamo organizzando per ricevere un maggior afflusso di feriti di guerra anche in questa valle che è rimasta tradizionalmente pacifica”, ha concluso Zanin.