“Non basta cercare Dio, bisogna anche chiedersi il motivo per cui lo si cerca”. Lo ha detto il Papa, durante l’Angelus di ieri, in cui dalla finestra del suo studio che si affaccia su piazza San Pietro ha esortato a chiederci: “Perché cerchiamo il Signore? Perché cerco io il Signore? Quali sono le motivazioni della mia fede, della nostra fede? Abbiamo bisogno di discernere questo, perché tra le tante tentazioni, che noi abbiamo nella vita, tra le tante tentazioni ce n’è una che potremmo chiamare tentazione idolatrica. È quella che ci spinge a cercare Dio a nostro uso e consumo, per risolvere i problemi, per avere grazie a Lui quello che da soli non riusciamo a ottenere, per interesse”. “Ma in questo modo la fede rimane superficiale e anche – mi permetto la parola – la fede rimane miracolistica”, l’obiezione di Francesco: “Cerchiamo Dio per sfamarci e poi ci dimentichiamo di lui quando siamo sazi. Al centro di questa fede immatura non c’è Dio, ci sono i nostri bisogni. Penso ai nostri interessi, tante cose…”. “È giusto presentare al cuore di Dio le nostre necessità, ma il Signore, che agisce ben oltre le nostre attese, desidera vivere con noi anzitutto una relazione d’amore”, ha precisato il Papa: “E l’amore vero è disinteressato, è gratuito: non si ama per ricevere un favore in cambio! Questo è interesse; e tante volte nella vita noi siamo interessati”. La fede, invece, “va oltre le logiche dell’interesse e del calcolo. Questo vale nei riguardi di Dio, ma vale anche nelle nostre relazioni umane e sociali: quando cerchiamo soprattutto il soddisfacimento dei nostri bisogni, rischiamo di usare le persone e di strumentalizzare le situazioni per i nostri scopi”. “Quante volte abbiamo sentito da una persona: ‘Ma questa usa la gente e poi si dimentica’”, ha concluso Francesco: “Usare le persone per il proprio profitto: è brutto questo. E una società che mette al centro gli interessi invece delle persone è una società che non genera vita”.