“L’insicurezza alimentare è diminuita costantemente negli ultimi 25 anni e non c’è alcuna garanzia che questa tendenza non continui o sia irreversibile”. Ha parlato della piaga mondiale della fame il cardinale Charles Bo, arcivescovo di Yangon e presidente dei vescovi birmani, commentando ieri la pagina del Vangelo, “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!”. “Gli indicatori della fame nel mondo – ha detto l’arcivescovo – sono in aumento dal 2016. Gli ultimi dati dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) sono allarmanti. Nel 2020, una persona su sette è rimasta almeno un giorno intero senza cibo”. Africa, Sud America, Brasile: la situazione “è aberrante” ed è il risultato delle politiche messe in atto da alcune nazioni. “Alcuni paesi – denuncia il cardinale – stanno accumulando riserve in modo del tutto irragionevole. La sola Cina immagazzina metà della sua produzione agricola per paura di non essere in grado di sfamare la sua popolazione. E’ uno dei fattori alla base del vertiginoso aumento del prezzo di una tonnellata di grano, raddoppiato in cinque anni. I paesi più dipendenti si trovano intrappolati. Il costo della sicurezza alimentare per alcuni è pagato con l’insicurezza per altri”. Il cardinale passa in rassegna anche altri fattori che determinano condizioni di crisi alimentari nel mondo come il ruolo dei conflitti, delle epidemie e dei cambiamenti climatici. “Ma ciò non deve far dimenticare che una delle cause principali degli attuali squilibri si trova nell’egoismo di alcune nazioni”. “È abbastanza difficile, per europei o americani, capire l’importanza del pane a meno che non accendono la TV e guardano cosa sta succedendo in così tante parti del mondo oggi”. “Un semplice filone di pane: è qualcosa, a cui non diamo un secondo di pensiero, ma in certe parti del mondo significa la vita stessa”.