“La Legge è il Pedagogo che porta a Gesù”. Lo ha detto Papa Francesco durante l’udienza generale di questa mattina nell’Aula Paolo VI, in cui ha continuato il ciclo di catechesi sulla lettera ai Galati dell’apostolo Paolo con la sua meditazione incentrata sul tema “Il valore propedeutico della Legge”.
Citando il “ruolo pedagogico svolto dalla Legge“, il Pontefice ha ricordato come “nel sistema scolastico dell’antichità il pedagogo non aveva la funzione che oggi noi gli attribuiamo”, vale a dire quella di “sostenere l’educazione di un ragazzo o di una ragazza”. “All’epoca, si trattava invece di uno schiavo che aveva l’incarico di accompagnare dal maestro il figlio del padrone e poi riportarlo a casa. Doveva così proteggerlo dai pericoli e sorvegliarlo perché non assumesse comportamenti scorretti. La sua funzione era piuttosto disciplinare”.
Allo stesso modo la Torah “aveva avuto delle funzioni restrittive, ma nello stesso tempo aveva protetto il popolo, lo aveva educato, disciplinato e sostenuto nella sua debolezza”, ha osservato il Papa. Che ha indicato “la convinzione dell’Apostolo”, cioè che “la Legge possiede certamente una sua funzione positiva, ma limitata nel tempo”. “Non si può estendere la sua durata oltre misura, perché è legata alla maturazione delle persone e alla loro scelta di libertà – ha aggiunto Francesco -. Una volta che si giunge alla fede, la Legge esaurisce la sua valenza propedeutica e deve cedere il posto a un’altra autorità”. Quindi, Francesco ha indicato alcuni interrogrativi: Questo cosa vuol dire? Che è finita la Legge? “No, che i comandamenti ci sono, ma ci giustifica Gesù Cristo. L’incontro con Lui ci giustifica gratuitamente. I comandamenti vanno osservati ma come aiuto all’incontro con Cristo”.