Pax Christi international e le organizzazioni che ne fanno parte sono profondamente preoccupate per la situazione in Afghanistan, dove le forze talebane hanno preso il controllo del Paese. “Il duro dominio dei talebani di due decenni fa e le atrocità commesse nelle ultime settimane nelle aree sotto il loro controllo hanno intensificato la paura e il senso di abbandono – affermano -. Questo è particolarmente vero per coloro che hanno servito il governo, le organizzazioni della società civile che hanno faticosamente lavorato faticosamente per le riforme, e le donne che hanno corso enormi rischi per difendere i loro diritti all’istruzione, alla libera espressione e alla partecipazione. Accademici, scrittori, giornalisti e altri operatori dei media; membri di minoranze etniche e musulmani sciiti, in particolare gli hazara, sono anch’essi a grande rischio”. Come organizzazioni internazionali per la pace si dicono “affranti da ciò che decenni di guerra e violenza hanno prodotto” e chiedono, tra l’altro, “attenzione immediata” ai “diritti umani per i più vulnerabili” e “sforzi diplomatici per coinvolgere i talebani a ogni livello, da quello locale a quello internazionale”. Pax Christi invita ad intraprendere, a livello nazionale e internazionale, una “profonda riflessione sul fallimento della guerra e sulla necessità di investire in strumenti efficaci per costruire una pace giusta”. Ai talebani chiedono di “agire secondo la propria dignità come esseri umani, di onorare ciò che hanno promesso, di non prendere la via della rappresaglia e di creare un ambiente sicuro”. Alla comunità internazionale, in particolare agli Stati Uniti e alle Nazioni Unite e altri organismi multilaterali, chiedono di “garantire la protezione dei diritti umani e provvedere all’evacuazione sicura delle popolazioni afghane vulnerabili; provvedere al rilascio di visti/accordi di immigrazione per gli afghani ovunque, anche in Europa e negli Stati Uniti; fornire aiuti immediati ai Paesi vicini che ospiteranno i rifugiati afghani; aumentare l’assistenza umanitaria in Afghanistan, compresi gli aiuti alimentari e medici di emergenza, se necessario; garantire la partecipazione dei gruppi della società civile afghana nel prendere decisioni su aiuti umanitari e il reinsediamento dei rifugiati”.