“Per il secondo anno consecutivo la nostra città si ritrova a vivere la festa dell’Assunta in una forma inusuale, come pochi altri precedenti nei secoli, dovuta alle restrizioni anti Covid. Una cosa è però certa: per quanto privata dalla presenza festosa di popolo, non le è tolta la bellezza di Maria, di Colei che ‘sottrae dalle bruttezze che degradano l’esistenza negli abissi del male, nella chiusura egoistica in sé stessi’. Ma pur senza la festosa discesa danzante, dal centro storico alla chiesa di Santa Maria di Betlem, con i ceri votivi trasportati a spalla dai gremianti accompagnati dai suoni dei tamburi e dai canti, lo scioglimento dell’antico Voto alla Vergine Assunta per aver salvato Sassari dalla peste del 1652 sarà celebrato. E offrirà ancora una volta l’occasione per riflettere sul ‘kerygma urbano’, l’annuncio cristiano nella nostra città e sul significato che può assumere la Faradda, importante appuntamento non solo religioso ma anche civile. Lo scrive in un messaggio mons. Gian Franco Saba, arcivescovo di Sassari, in occasione della Festa dei Candelieri 2021.
“La fede ci insegna che Dio vive nella città, in mezzo alle sue allegrie, ai desideri e alle speranze, come anche in mezzo ai suoi dolori e alle sue sofferenze. Nella Faradda, espressione della ‘mistica popolare’ possiamo cogliere la modalità in cui la fede ricevuta si è incarnata nella cultura di una città e continua a trasmettersi tra le diverse generazioni. È un modo legittimo di vivere la fede mediante la via simbolica, di sentirsi parte della Chiesa e di essere missionari. Portare sulle proprie spalle il cero votivo significa portare con sé la grazia della missionarietà”, aggiunge il presule.
“L’augurio di quest’anno è che sappiamo scoprirci e ritrovarci insieme, capaci di sostenerci a vicenda, avendo a cuore il bene degli altri, consapevoli che Dio abita nella città. La riflessione in atto ci aiuterà a scoprire Maria come principio vivente di solidarietà umana”, conclude mons. Saba.