Caritas italiana, impegnata in Afghanistan fin dagli anni Novanta, ha deciso di “sospendere tutte le attività” a causa dell’instabilità della situazione, “mentre crescono i timori per la possibilità di mantenere una presenza anche per il futuro, oltreché per la sicurezza dei pochi afghani di confessione cristiana”. “In queste ore una massa crescente di profughi sta fuggendo dalle zone di guerra, aumentando la pressione in direzione dei Paesi circostanti – informa Caritas italiana -. In Pakistan la Caritas” da oggi “avvierà una valutazione della situazione nella regione di Quetta, ai confini con l’Afghanistan”. Anche i Paesi occidentali “si troveranno a fronteggiare una pressione sempre maggiore di persone in fuga da questo Paese, dove forse troppo frettolosamente l’occidente ha pensato di poter esportare delle ricette sociali”. Il ritiro delle forze armate statunitensi sta lasciando il Paese in baratro, con decine di migliaia in fuga dalle zone di combattimento, mentre i talebani sono ormai nella capitale, Kabul. “Assieme al personale delle ambasciate, anche i pochissimi sacerdoti, religiosi e religiose che si trovano a Kabul si stanno preparando al rientro obbligato”, informa Caritas italiana, che ha sostenuto in passato un ampio programma di aiuto di urgenza, riabilitazione e sviluppo, la costruzione di quattro scuole nella valle del Ghor, il ritorno di 483 famiglie di rifugiati nella valle del Panshir con la costruzione di 100 alloggi tradizionali per le famiglie più povere e assistenza alle persone disabili. Tra giugno 2004 e dicembre 2007, due operatori di Caritas italiana si sono alternati nel Paese con l’obiettivo di coordinare e facilitare le attività in loco. Attualmente l’ambito di attenzione principale è costituito dai minori più vulnerabili. La comunità cristiana è piccola ma significativa che negli ultimi anni ha testimoniato l’attenzione nei riguardi dei più poveri e fragili. È possibile sostenere gli interventi di Caritas italiana tramite il sito www.caritas.it.