Sarebbero 72.000 i bambini arrivati nella capitale afgana, Kabul, negli ultimi giorni dopo essere fuggiti dalle loro case a causa dell’ondata di violenza. È la stima fornita da Save the Children, secondo cui “il loro numero aumenta di ora in ora”.
Un sondaggio dell’Ong che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro, rileva che, su circa 630 famiglie arrivate a Kabul negli ultimi giorni, più della metà (324) ha detto di avere poco o nessun accesso al cibo o ad altre forme di sostegno. Molte di esse hanno dovuto attuare misure disperate per sopravvivere, come vendere i loro beni per ottenere i soldi per l’approvvigionamento alimentare, mandare i loro figli a lavorare, o tagliare pesantemente le razioni di cibo. Tutte le famiglie hanno detto di aver accumulato debiti per mettersi in salvo.
Save the Children ha inoltre messo in guardia sulla possibile diffusione di malattie, dato che le famiglie sono costrette a defecare all’aperto.
“Questo è un disastro umanitario che si sta consumando davanti agli occhi del mondo”, ha denunciato Christopher Nyamandi, direttore di Save the Children in Afghanistan. “Le famiglie che già vivono a Kabul – ha spiegato – hanno portato il cibo che potevano risparmiare per aiutare gli sfollati, ma non ce n’è abbastanza. E altre famiglie arrivano ogni ora. Cominceremo molto presto a vedere bambini che soffrono la fame o addirittura scivolare nella malnutrizione. La gente sta bevendo acqua da contenitori sporchi ed è costretta a vivere in condizioni non igieniche. Siamo a un passo da un’epidemia”.
“La gente dell’Afghanistan non solo ha bisogno dell’attenzione del mondo, ma anche del suo aiuto per superare tutto questo”, ha proseguito Nyamandi, aggiungendo che “si tratta di famiglie con bambini, anziani, a cui non possiamo voltare le spalle. Il nostro staff si è imbattuto in almeno 13 donne incinte. Abbiamo bisogno di tende, cibo, acqua pulita, servizi igienici. Immediatamente”. “L’unica vera soluzione – ha ammonito – è la fine dei combattimenti e il raggiungimento di un accordo tra le parti in guerra. Ma fino a quel momento, dobbiamo sostenere i bambini e le loro famiglie che sono stati coinvolti in questo terribile conflitto”.