“Davanti ai tanti umiliati e offesi di oggi, senza che praticamente nessuno li renda ‘protagonisti’, mentre soldi e interessi spadroneggiano, la cultura non si lasci soggiogare dal mercato”. Lo scrive Papa Francesco nella lettera di risposta a Maurizio Maggiani, scrittore e giornalista, pubblicata sulle colonne del Secolo XIX. Il Pontefice ha risposto al romanziere con una lettera – datata 9 agosto – a un interrogativo sollevato pubblicamente dall’autore in una lettera aperta al Papa, uscita il primo agosto scorso sul tema dello sfruttamento dei lavoratori. “Lei non pone una domanda oziosa, perché in gioco c’è la dignità delle persone, quella dignità che oggi viene troppo spesso e facilmente calpestata con il ‘lavoro schiavo’, nel silenzio complice e assordante di molti”. “Lo avevamo visto durante il lockdown – ricorda il Pontefice -, quando tanti di noi hanno scoperto che dietro il cibo che continuava ad arrivare sulle nostre tavole c’erano centinaia di migliaia di braccianti privi di diritti: invisibili e ultimi – benché primi! – gradini di una filiera che per procurare cibo privava molti del pane di un lavoro degno”. Ma in effetti, prosegue Francesco, associare questo tipo di infamia alla letteratura “è forse ancora più stridente” se quella che il Papa definisce “pane delle anime, espressione che eleva lo spirito umano”, viene “ferita dalla voracità di uno sfruttamento che agisce nell’ombra, cancellando volti e nomi”. Di fronte a casi di sfruttamento l’invito del Papa è “denunciare” i “meccanismi di morte”, le “strutture di peccato”, arrivando a scrivere “cose anche scomode per scuotere dall’indifferenza”, e “rinunciare” “non alla letteratura e alla cultura ma ad abitudini e vantaggi”.