“Nell’epoca della cultura liquida, se non addirittura gassosa, segnata dalla mancanza di punti di riferimento sicuri e dalla crisi dell’identità antropologica”, è necessario “guardare a chi era Lorenzo, a come è vissuto e si è comportato”: ha esordito così mons. Mauro Parmeggiani, vescovo di Tivoli e di Palestrina, che ieri pomeriggio ha presieduto la messa nella cattedrale di San Lorenzo a Tivoli (Rm) nella solennità del patrono della città e della diocesi. “Lorenzo era un giovane colto, intelligente, che viveva il Vangelo – ha proseguito il presule – in una Chiesa composta da comunità piccole, meno organizzate, ma certamente più attente a vivere la parola di Dio”, “dove il linguaggio universalmente comprensibile della carità era parlato e praticato con grande generosità”. Ripercorrendo la vicenda umana e la predicazione di Lorenzo, mons. Parmeggiani ha evidenziato come la Chiesa, “quando è disposta a morire per Dio e per i fratelli”, divenga “evangelizzante e rilevante”. L’impegno per fedeli e autorità civili presenti in cattedrale è dunque a seguire l’esempio del patrono martire vivendo nella verità e nell’onestà, per “irrorare di carità autentica il mondo”. Non è mancato un riferimento al territorio tiburtino, spesso “abbandonato a se stesso”, tra microcriminalità, droga, azzardo, inquinamento e urbanizzazione selvaggia. “Che questa festa di San Lorenzo 2021 ci aiuti ad andare a cercare i poveri e a condividere ciò che abbiamo e siamo”, consapevoli che “l’amore cristiano rimane fedele all’uomo per sempre anche se questo amore oggi cammina sulle nostre fragili spalle”, ha concluso il vescovo.