No alla violenza sulle donne, rispetto per ogni essere umano, tutela del corpo ma anche dell’anima: sono tre questioni centrali, secondo il vescovo di Bolzano-Bressanone, mons. Ivo Muser, che possono rendere attuale e concreta la festa di Maria Assunta. Su questi aspetti il vescovo invita la comunità a riflettere nella sua lettera pastorale “In anima e corpo” scritta in vista della solennità del 15 agosto.
La prima questione è un fermo “no” a ogni tipo di violenza contro le donne. “La più grande di tutte le feste mariane è un chiaro monito contro la violenza sulle donne, che è un tema di quotidiana attualità”, scrive mons. Muser citando l’oppressione psicologica, le aggressioni fisiche, i femminicidi, lo sfruttamento sessuale. Il presule riprende le parole del Papa per dire che “se vogliamo un mondo migliore, che sia casa di pace e non cortile di guerra, dobbiamo tutti fare molto di più per la dignità di ogni donna”.
Il secondo aspetto su cui il vescovo invita a riflettere è il rispetto per ogni essere umano, in particolare nell’uso del linguaggio: “Le molteplici possibilità offerte dai nuovi media – di per sé buone, utili e integranti – sono al contempo anche strumenti con cui le persone attaccano verbalmente, denigrano ed escludono gli altri”, scrive il presule, parlando di “esecuzione mediatica” in relazione a concetti quali “shitstorm” e “fake-news”. Tutto questo, avverte mons. Muser, “crea insicurezza, sfiducia, sospetto e avvelena le relazioni sociali, politiche e personali. L’abbrutimento del linguaggio, la diffusione di falsità, mezze verità e teorie complottistiche che incutono paura, i commenti offensivi, degradanti e anonimi su internet sono sintomi di uno sviluppo preoccupante”.
“La festa dell’Assunzione di Maria – aggiunge – è un’affermazione della positività del corpo, della terra, della creazione. Con questo, la Chiesa intona un inno natalizio e allo stesso tempo pasquale al corpo e lo mette in relazione con il divino”.
In questo tempo di pandemia “la protezione della salute fisica, anche attraverso una vaccinazione, è necessaria, buona e importante; e anche espressione di responsabilità, solidarietà e rispetto. Ma il coronavirus ci mette anche di fronte a una verità che la nostra società trova difficile da accettare: la vita umana è e rimane vulnerabile, fragile e mortale: prima e dopo la pandemia.”
E allora, “di quale vaccinazione, di quale cura, di quale attenzione ha bisogno la nostra anima? Stiamo facendo abbastanza per mantenere in salute la nostra anima? Quando impareremo nuovamente a riconoscere i limiti, allora impareremo anche a vivere. Quando ricominceremo a capire che l’essere è più importante di ogni avere e di ogni cupidigia, ci avvicineremo al dono e al mistero della vita. Non siamo solo corpo, ma anche anima!”, ricorda mons. Muser, che conclude: “Determinante non è la durata della vita terrena, ma il modo in cui viviamo. Il coronavirus non ha in sé il potere di renderci più umani, c’è bisogno della nostra decisione di ripensare e rivedere le priorità della nostra vita e della nostra società. Gioverebbe sicuramente a tutta l’umanità e al creato intero”.