“Chiara ha vissuto un crocevia della storia simile al nostro dove è stata posta innanzi a una scelta ultimativa: tuffarsi nell’Essere eterno o rimanere ancorati al niente che passa”. Lo ha detto card. Mauro Gambetti, vicario generale di Sua Santità per la Città del Vaticano e arciprete della basilica di San Pietro, mercoledì 11 agosto durante l’omelia in occasione della celebrazione eucaristica per la solennità di Santa Chiara da lui presieduta e concelebrata dal vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, mons. Domenico Sorrentino.
Il card. Gambetti ha evidenziato che Chiara “visse in un contesto storico e sociale segnato da un passaggio d’epoca. Un tempo di crisi delle strutture politiche, economiche ed ecclesiali che portò ad un grande rinnovamento, all’evolversi di una comprensione dell’uomo e del suo modo di stare nel mondo”. Facendo riferimento al Covid-19 che ha colpito il mondo il cardinale ha sottolineato che la pandemia “non è la causa della crisi che viviamo, ma è il coperchio sollevato sul travaglio del mondo. Si tratta di un crocevia della storia nel quale si condensa improvvisamente un itinerario che negli anni ha visto eludere le domande capitali del cuore dell’uomo a vantaggio di una mera soddisfazione di bisogni, in un’ottica utilitarista, consumista e libertina. Esattamente come al tempo di Osèa”. “Smarrito il riferimento al Dio vivo – ha aggiunto il porporato – abbiamo cercato sicurezze in termini di organizzazione sociale, di possesso di beni, di affermazione di sé e così siamo irretiti da un bisogno di sazietà fisica, emotiva, affettiva che esorcizzi la paura del dolore e della morte”. Quando nella storia si attraversano questi passaggi epocali “provvidenziali, nei quali si rende evidente che abbiamo sbagliato e che abbiamo peccato come i nostri padri rendendo strutturale il male, entriamo in confusione, siamo disorientati, insicuri e Dio, come fosse un marito tradito e addolorato (vedi Osèa), rilancia: attira a sé la propria sposa adultera, la conduce nel deserto e le parla al cuore. Nel linguaggio biblico è il momento di una nuova creazione”. E così oggi “noi siamo nuovamente attirati da Dio. Infatti si avverte crescente il bisogno di profondità e di spiritualità nelle persone. Siamo accompagnati nel deserto. È infatti evidente l’aridità che si fa spazio dentro di noi, intorno a noi, nelle persone sempre più vuote. Sta emergendo prepotentemente la domanda di senso e di felicità che alberga nel cuore dell’uomo. Pensiamo ai nostri giovani, ai giorni del lockdown, le incertezze del futuro, l’impossibilità di salvarsi da soli o di potere fare affidamento assoluto sulla scienza. È il momento favorevole per ascoltare Dio che parla al cuore”.
La celebrazione è proseguita con l’offerta dei doni da parte del sindaco di Assisi Stefania Proietti. Domani, la festa del patrono di Assisi, San Rufino.