L’Articolazione dei popoli indigeni del Brasile (Apib) ha presentato ieri, nella Giornata internazionale dei popoli indigeni, che si celebra il 9 agosto, una denuncia ufficiale alla Corte penale internazionale, per genocidio, contro il governo Bolsonaro. L’organizzazione, come riporta attraverso il proprio sito il Consiglio indigeno missionario (Cimi), chiede che il Tribunale dell’Aia esamini i crimini commessi contro le popolazioni indigene dal presidente Jair Bolsonaro, fin dall’inizio del suo mandato, nel gennaio 2019, con attenzione particolare al periodo della pandemia di Covid-19.
Sulla base dei precedenti della Corte penale internazionale, l’Apib chiede un’indagine per crimini contro l’umanità (art. 7. b, h, k dello Statuto di Roma: sterminio, persecuzione e altri atti disumani) e genocidio (art. 6 B e C dello Statuto di Roma per l’aver provocato gravi danni fisici e psichici e determinando deliberatamente condizioni volte alla distruzione delle popolazioni indigene). Per la prima volta nella storia, le popolazioni indigene si rivolgono direttamente alla Cpi, con i loro avvocati indigeni. “Crediamo che ci siano atti in corso in Brasile che costituiscono crimini contro l’umanità, genocidio ed ecocidio. Data l’incapacità dell’attuale sistema giudiziario brasiliano di indagare, perseguire e giudicare questi comportamenti, denunciamo questi atti alla comunità internazionale, mobilitando la Corte penale internazionale”, sottolinea Eloy Terena, coordinatore legale dell’Apib, uno degli otto avvocati indigeni che ha firmato la dichiarazione.
Secondo l’organizzazione, gli attacchi ai territori e alle popolazioni indigene sono stati incoraggiati da Bolsonaro più volte durante il suo mandato. I fatti che testimoniano il progetto anti-indigeno del Governo federale vanno dall’esplicito rifiuto di delimitare nuove terre, a leggi, decreti e ordinanze che cercano di legalizzare le attività di invasione, stimolando i conflitti.
“L’Apib continuerà a lottare per il diritto dei popoli indigeni ad esistere nella loro diversità. Siamo popoli indigeni e non ci arrenderemo allo sterminio”, sottolinea Eloy Terena.