Occorre “superare la logica prestazionistica dove il paziente diventa un cliente consumatore, mentre l’elemento fondamentale dovrà essere sempre di più la centralità della persona”. Il monito è di don Virginio Colmegna, fondatore dell’associazione “Prima la comunità” che ha promosso con le Acli ed altre realtà il convegno “La casa della comunità: nuova cultura della salute”. Presentando il manifesto “La casa della comunità: la salute per tutte e per tutti”, Colmegna ha osservato: “Il nostro appello chiede prima di tutto una mobilitazione culturale che riaffermi la salute come diritto universale dove non si può mai escludere nessuno, tantomeno i più fragili. Non vogliamo fare nessuna lotta agli ospedali, perché sappiamo che hanno una funzione importantissima, la casa della comunità deve essere altro, un luogo dove i cittadini progettano e si danno da fare, insieme, per la salute di tutti. Siamo coscienti che servirà anche un cambiamento nei percorsi universitari perché avremo bisogno di nuove figure professionali”.
Questo il commento del ministro della Salute, Roberto Speranza: “Abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti per realizzare questo grande cambio e le istituzioni devono sicuramente essere il motore ma poi ci vuole una forte spinta dal basso, dalle associazioni, dal territorio e da tutto il mondo del Terzo settore”. Per il presidente nazionale delle Acli, Emiliano Manfredonia, “l’investimento previsto dal Pnrr può dare inizio a un vero cambio di paradigma perché le case di comunità non sono solo la sommatoria di quello che c’è già ma qualcosa di più che si sostanzia nella risposta che deve vedere la salute come diritto fondamentale dell’individuo, nell’interesse generale della comunità”.