“Celebriamo questa Eucaristia nell’annuale ricordo dell’ultimo arcivescovo fiorentino defunto, il card. Silvano Piovanelli e, con lui di tutti gli arcivescovi e vescovi suoi predecessori, grati per il loro ministero, affidandoli al cuore misericordioso del Signore”. Ha esordito così l’arcivescovo di Firenze, il card. Giuseppe Betori, nell’omelia della messa celebrata questo pomeriggio in cattedrale, nel V anniversario della morte del card. Piovanelli. Nella sua riflessione dedicata al mistero e alla vita della Chiesa, Betori ha osservato: “Per la Chiesa il cammino della storia ha una guida superiore così che non è possibile racchiuderlo in nessun progetto, ma va affidato alla grazia divina. E il disegno di Dio si avvale di ciò che è debole per affermare la sua grazia, come mostra la vicenda di Giuseppe, figura di Cristo, secondo l’antica esegesi”. Questo, ha proseguito, è anche “l’insegnamento che ci hanno lasciato i pastori degli ultimi decenni della Chiesa fiorentina, dal card. Elia Dalla Costa al card. Silvano Piovanelli, testimoni della forza del Vangelo nella debolezza delle forze umane”.
Prendendo atto “di una estraneità del Vangelo rispetto al contesto religioso e sociale che domina in questo mondo”, l’arcivescovo di Firenze ha notato che “l’estraneità, anche oggi, è segno di autenticità. Non ci sono mediazioni possibili, nonostante le sirene seducenti del pensiero unico o del politicamente corretto”. Tuttavia, ha ammonito, “l’estraneità non deve tradursi in spirito di ostilità, ma va mantenuta per motivo di fedeltà”.