“Storie di disperazione e speranza nel bosco di Rogoredo” è il tema dell’incontro che si è svolto ieri pomeriggio, presso la stazione ferroviaria di Rogoredo organizzato dal Gruppo di Milano del Corpo italiano di soccorso dell’Ordine di Malta (Cisom) per mantenere alta l’attenzione di opinione pubblica e media sulla realtà che popola il “Boschetto” di Rogoredo, diventato l’emblema dell’emergenza droga a Milano. Il Boschetto, una delle piazze di spaccio più grandi d’Italia, 65.000 metri quadrati, aperto 24 ore su 24, è meta di centinaia di consumatori, in maggioranza giovani anche minorenni, professionisti, disoccupati, irregolari e disperati. Il Gruppo di Milano del Corpo italiano di soccorso dell’Ordine di Malta da tre anni ha dato vita al “Team Rogoredo” insieme al Comune di Milano ed in particolare al Municipio 4, alla struttura Sollievo della Fondazione Eris, alla Casa del Giovane, a don Diego Fognini de La Centralina e alla comunità Il Gabbiano. Si tratta di un presidio sociosanitario che nasce per recuperare i ragazzi dediti al consumo di stupefacenti, agganciandoli attraverso una presenza costante in loco, per andare incontro a chi ne ha bisogno e rispondere tempestivamente a ogni richiesta di aiuto. Oltre alle attività specifiche nel Boschetto, ogni mercoledì sera i volontari del Cisom, tra cui psichiatri, psicologi, medici e infermieri, si ritrovano alla stazione di Rogoredo per distribuire cibo, vestiti puliti, coperte e sacchi a pelo nelle stagioni più fredde, prodotti per l’igiene personale e, cosa non meno importante, per dare calore umano a chi ha bisogno di conforto e attenzione. Ogni quindici giorni poi è presente sul posto l’Ambulatorio medico mobile del Gruppo di Milano (Amm), per fornire cure sanitarie e, in alcune occasioni, fare anche piccoli interventi chirurgici, necessari per alleviare le sofferenze di tutti coloro che normalmente avrebbero il timore di recarsi in ospedale. “La droga trova terreno fertile dove la perdita di valori e punti di riferimento lascia campo al senso di disagio, all’inadeguatezza e alla paura di vivere. Dal vortice di dipendenza si esce solo con coraggio e determinazione – ha dichiarato Carlo Settembrini Sparavieri Trabucchi, capo Raggruppamento Lombardia Cisom a margine dell’incontro –. Il lavoro che svolgiamo, in sinergia con tutte le realtà presenti sul posto, è duro, lento e quotidiano; non si può avere fretta ma nemmeno mollare la presa. Per quanto possa sembrare banale, dobbiamo sempre tenere a mente che il tossicodipendente è prima di tutto una persona che vive dentro di sé un malessere e che la droga, tentacolare e tentatrice, riesce a insinuarsi silenziosamente spingendo l’individuo ad assumere droghe a dosi costanti o crescenti. Il nostro impegno è quello di strappare dai suoi tentacoli più vite possibile. È difficile, ma non impossibile”.