64 interventi finanziati da Caritas italiana e Focsiv in vari ambiti in 45 Paesi di quattro continenti per un valore pari a 1.816.000 euro. I beneficiari diretti sono stati 213.569, mentre sono stati raccolti 306.612 euro grazie al contributo di molti donatori. E’ questo il bilancio della Campagna congiunta Caritas-Focsiv “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”, lanciata un anno fa per dare risposte alle tante necessità emerse a causa della pandemia nelle Chiese locali, attraverso una raccolta fondi e tante iniziative di sensibilizzazione nei territori. A distanza di un anno, nonostante le dichiarazioni della comunità internazionale su “mai più come prima”, “i problemi rimangono e, anzi, si acuiscono”, denunciano Caritas e Focsiv, mentre è in corso un webinar conclusivo. Caritas e Focsiv citano gli ultimi dati del rapporto delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile: nel 2020 tra i 119 e i 124 milioni di persone sono state spinte di nuovo nella povertà. 255 milioni di posti di lavoro a tempo pieno sono stati persi, le donne hanno subito una quota sproporzionata di perdite di lavoro e un aumento del lavoro di cura a casa. Si stima inoltre che le persone che soffrono la fame, già in aumento prima della pandemia, siano tra gli 83 e i 132 milioni in più. “La questione fondamentale – rilevano le due organizzazioni – resta quella culturale. Per cambiare un sistema che non funziona, non bastano singole iniziative, qualche piccola correzione, qualche riforma. Occorre imbarcarsi in una vera transizione di giustizia e di stili di vita, rilanciando relazioni di comunità, una politica attenta alle persone, in particolare le meno tutelate, un’ampia cooperazione per nuove regole del sistema che obblighino a responsabilità economiche e sociali”. Le prossime prove della comunità internazionale, annunciano, “saranno la COP26 sul cambiamento climatico e la COP15 sulla biodiversità. Gli Stati sono chiamati ad assumersi impegni più importanti per la riduzione delle emissioni di gas serra e per la protezione della ricchezza della natura. I segnali non sono però incoraggianti e la geopolitica continua ad esser segnata da importanti competizioni tra gli attori più potenti a discapito dei Paesi impoveriti”.