In Uganda, nell’ultimo mese, il Covid-19 ha provocato più vittime rispetto all’intero anno precedente: dei 954 morti dall’inizio della pandemia, 594 sono stati registrati solo nel mese di giugno. La situazione contagi è allarmante: i 33.158 nuovi casi registrati a giugno corrispondono al 42% di tutti i casi registrati dall’inizio della pandemia (che ammontano a 79.089). Sono i dati ricordati oggi dalla Fondazione Soleterre, Ong che opera nel Paese dal 2011 con progetti di prevenzione, assistenza sanitaria, accoglienza di bambini oncologici, malnutriti o con altre patologie nel Nord Uganda. Soleterre fa sapere che il proprio staff locale e i partner con cui collabora sono in grave difficoltà. Nel Nord Uganda nell’ultimo mese sono stati confermati 266 casi, un numero in crescita che sta mettendo in serio affanno le strutture sanitarie. Sono due, nella sub-regione di Acholi, gli ospedali attrezzati per accogliere i casi più gravi che necessitano di cure intensive. Ma i pochi posti di terapia intensiva presenti sono pieni e l’ossigeno scarseggia. “Il personale sanitario e gli psicologi che stanno lavorando senza sosta sono insufficienti e rischiano il burn-out – racconta Adrian Ssali, rappresentante nel Paese di Fondazione Soleterre -. Già molti colleghi sono deceduti a causa di complicazioni legate al Covid-19. Nelle ultime settimane circa 20 tra medici e infermieri dell’ospedale hanno contratto il virus durante il turno di lavoro. Siamo molto preoccupati perché il virus sembra colpire maggiormente la fascia d’età 20-39 anni e abbiamo bisogno di più risorse per proteggere il personale impegnato nella prima linea”. Fondazione Soleterre si è subito attivata per rafforzare le risorse già dispiegate l’anno scorso nelle due strutture ospedaliere in cui lavora, ma ancora molto c’è da fare: ad oggi ha assistito oltre 200 pazienti e 80 operatori sanitari attraverso la mobilitazione di 4 psicologi. E ad oggi sono state somministrate circa 1 milione di dosi di vaccino, ma soltanto 4.129 persone (lo 0,01% della popolazione) hanno ricevuto le due dosi previste (fonte: Johns Hopkins, 2021).