“Il nono emendamento alla legge fondamentale ungherese, entrato in vigore il 23 dicembre dello scorso anno, avrebbe dovuto essere oggetto di adeguate consultazioni pubbliche prima di essere adottato”. È la Commissione di Venezia del Consiglio d’Europa che in un parere pubblicato oggi scrive che l’iter di approvazione di quella legge durante lo stato di emergenza non è conforme ai criteri e alle norme internazionali. L’emendamento affronta temi legati a matrimonio e famiglia, orientamento sessuale, l’identità di genere ed educazione dei figli, nonché la definizione dei fondi pubblici e la costituzione di “fondazioni di gestione patrimoniale di interesse pubblico che svolgono funzioni pubbliche”, in particolare per quanto riguarda le università, e questioni relative a situazioni eccezionali come la guerra o lo stato di emergenza. Tra le osservazioni della Commissione, si legge ad esempio che “la scelta di definire il matrimonio come un’unione esclusivamente tra un uomo e una donna come delineato nell’emendamento spetta allo Stato ungherese e al suo legislatore costituente”.
Rispetto alla possibilità di adozione solo per coppie eterosessuali sposate, o single previa approvazione del ministro per gli Affari famigliari, la Commissione ammonisce che “questo emendamento costituzionale non dovrebbe essere usato come un’opportunità per ritirare le leggi esistenti sulla protezione delle persone che non sono eterosessuali, o per modificare queste leggi a loro svantaggio”. Servono “criteri chiari, che limitino il nuovo potere discrezionale del ministro”. L’emendamento “limita anche l’identità di genere dei bambini” e rende incostituzionale e quindi impossibile il riconoscimento giuridico del genere delle persone trans e intersessuali. Tutto questo può portare a “discriminazioni sulla base dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere, in violazione delle norme internazionali”.