È morto la notte scorsa in un ospedale di Mumbai il gesuita Stan Swamy. Dal carcere dove era recluso, il padre 84enne, malato di Parkinson, era stato trasferito a fine maggio all’Holy Family Hospital perché aveva contratto il Covid. Il peggiorare dell’infezione polmonare e un arresto cardiaco lo hanno portato via. A diffondere la notizia, la Conferenza dei gesuiti dell’Asia meridionale. “La Compagnia di Gesù si impegna in questo momento a portare avanti l’eredità di padre Stan nella sua missione di giustizia e riconciliazione”, ha dichiarato padre Jerome Stanislaus D’Souza, responsabile dei gesuiti dell’India. Il 9 ottobre 2020 infatti padre Stan era stato incarcerato con l’accusa di legami personali con i gruppi estremisti maoisti e naxaliti, insieme con 15 attivisti che con padre Stan lavoravano per difendere i giovani appartenenti alla minoranza Adivasi e Dalits, duramente discriminati dal governo indiano. Il 28 maggio scorso la Corte suprema aveva concesso il trasferimento, ma proprio oggi, 5 luglio, doveva svolgersi l’udienza per la richiesta di liberazione dietro cauzione di padre Swamy. Anche la Commissione nazionale per i diritti umani (Nhrc) era intervenuta chiedendo “cure mediche adeguate” e una revisione delle denunce per i 16 attivisti.