L’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza Carla Garlatti è stata sentita oggi dalla Commissione parlamentare di inchiesta sui fatti accaduti presso la comunità “Il Forteto”. Garlatti, a proposito delle proposte di riforma del sistema degli affidi all’esame del Parlamento, ha ricordato che l’autorità giudiziaria dovrebbe poter esaminare le vicende caso per caso senza essere sottoposta ad automatismi. “È importante, in ogni caso, che in tutte le fasi del procedimento sia garantito il contraddittorio tra le parti”, afferma Garlatti. “Il giudice dovrebbe poi poter ricavare dalle relazioni i fattori oggettivi alla base delle valutazioni espresse dai servizi sociali – che vanno formati ad hoc e rafforzati – e le parti dovrebbero sempre poter leggere le relazioni dei servizi. Lo stesso minore ha diritto di essere ascoltato, sempre che abbia un adeguato discernimento”.
Nei casi d’urgenza previsti dall’articolo 403 del Codice civile, che non va abrogato ma riformato, il provvedimento andrebbe inviato immediatamente al pm minorile e, se ritenuto ammissibile, sottoposto a conferma da parte del tribunale per i minorenni. Garlatti, inoltre, si è detta contraria alla decadenza automatica dell’affido dopo un determinato termine senza che sia previsto uno strumento adeguato a tutela del minore nel caso in cui la famiglia d’origine non abbia superato le problematiche che avevano provocato l’allontanamento. Quanto alle comunità, poi, vanno rafforzati i controlli già in capo alle procure e applicate le linee di indirizzo per l’accoglienza approvate il 14 dicembre 2017 dalla Conferenza Stato-Regioni. “I controlli sono importanti, così come l’applicazione delle sanzioni – ribadisce Garlatti – ma resta fondamentale agire in prevenzione per evitare al minorenne qualsiasi forma di danno”.
L’Autorità garante tiene poi a ricordare che “i minorenni hanno diritto di crescere nella propria famiglia, ma quando questa presenta aspetti disfunzionali l’allontanamento diventa necessario, proprio a sua tutela. In questi casi il minorenne andrebbe affidato a una famiglia e ove questo non sia possibile collocato in comunità”.
Serve infine chiarezza sui dati. Erano 32.185, al 31 dicembre 2017, i minori ospiti delle 4.027 comunità in Italia secondo la terza rilevazione sperimentale effettuata dall’Autorità garante in collaborazione con le procure minorili italiane (la quarta è stata avviata nei giorni scorsi). Per il Ministero delle Politiche sociali, invece, sulla base dei dati delle regioni e delle province autonome risultavano ospiti nello stesso periodo 12.892 bambini e adolescenti (sul totale di 27.111 in affido). Una banca dati risolverebbe il problema della non coincidenza dei numeri, aiuterebbe il monitoraggio e la programmazione delle politiche in materia. A tal proposito l’Autorità garante ha suggerito la piena attivazione di quella nazionale dei servizi e degli interventi a tutela di bambini e adolescenti, prevista per legge.