“Tre minori colpiti rispettivamente al petto, al collo e alla schiena: è assolutamente inaccettabile che vengano stroncate vite così giovani. La perdita di questi ragazzi lascerà cicatrici emotive durature sulle loro famiglie e sui loro amici”. Lo ha dichiarato Jason Lee, direttore di Save the Children nei territori palestinesi occupati, a seguito della morte di tre ragazzi in Cisgiordania causata dall’“eccessivo della forza da parte delle forze israeliane contro i minori”. L’Organizzazione internazionale, che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro, esprime “ferma condanna” per quanto avvenuto.
Mercoledì, viene spiegato in una nota, un ragazzo di 12 anni è stato ucciso a Beit Ummar, a nord di Hebron, dopo che le forze israeliane gli hanno sparato al petto mentre era seduto in macchina con sua sorella e suo padre. Secondo quanto riferito, anche un altro ragazzo di 17 anni, è stato colpito alla schiena durante il fine settimana nel nord-ovest di Ramallah. È morto in ospedale dopo quattro ore di intervento. All’inizio di questa settimana, un terzo adolescente ha perso la vita per le ferite da arma da fuoco riportate al collo più di otto settimane fa.
“I minori – ha sottolineato Lee – godono di una protezione speciale in base al diritto internazionale e devono essere protetti dalla violenza in ogni momento. Le forze di sicurezza israeliane devono rispettare, proteggere e realizzare pienamente i diritti di tutti i bambini e agire in conformità con il diritto internazionale”. “Israele dovrebbe indagare prontamente, in modo trasparente e indipendente, su tutti i casi di uso della forza contro i bambini”, l’appello del direttore di Save the Children nei territori palestinesi occupati.