“Nel 2020, è aumentata la povertà fra coloro che posseggono un lavoro: a livello nazionale, rispetto al 2019, cresce l’incidenza per le famiglie con persona di riferimento occupata (dal 5,5 al 7,3%), sia dipendente che indipendente; per le famiglie con persona di riferimento inquadrata nei livelli più bassi, operai o assimilati, l’incidenza sale dal 10,2 al 13,2%; fra gli indipendenti di altra tipologia, ossia lavoratori in proprio, dal 5,2 al 7,6%. È stabile invece, rispetto al 2019, il valore dell’incidenza per le famiglie con persona di riferimento ritirata dal lavoro (4,4%) e fra coloro che sono in cerca di occupazione (19,7%)”. Lo ha affermato questa mattina, Gian Carlo Blangiardo, presidente dell’Istat, nel corso dell’audizione alla XI Commissione Lavoro pubblico e privato della Camera dei deputati.
Parlando delle nuove disuguaglianze prodotte dalla pandemia nel mondo del lavoro, Blangiardo ha ricordato che nel 2020 l’incidenza della povertà assoluta in Italia è risultata “in forte crescita, registrando un incremento a livello sia familiare sia individuale”. In particolare, “si contano oltre 2 milioni di famiglie in povertà, con un’incidenza passata dal 6,4 del 2019 al 7,7%, e oltre 5,6 milioni di individui, in crescita dal 7,7 al 9,4%”. “Sull’incidenza della povertà – ha spiegato il presidente dell’Istat – hanno anche inciso le misure messe in campo a sostegno dei cittadini, che hanno consentito alle famiglie in difficoltà economica – sia quelle scivolate sotto la soglia di povertà nel 2020 sia quelle che erano già povere – di mantenere una spesa per consumi non molto distante dalla soglia di povertà”.