“La classe dirigente teme il voto dei giovani e invece dovrebbe decadere quello degli anziani. Io faccio finta di venire qui per parlare, in realtà vengo a Giffoni per ascoltare. I giovani saranno gli artefici di un futuro da ricostruire dopo i danni che noi adulti negli anni abbiamo accumulato”: lo ha affermato lo scrittore Erri De Luca, che è stato ospite oggi del Giffoni Film Festival. La scrittura, la felicità, la politica, la pandemia, il futuro: sono alcuni dei temi che De Luca ha affrontato con i ragazzi. “Più si legge e più si diventa proprietari della propria lingua – ha detto ai ragazzi –. Credo che il motivo per cui ho iniziato a scrivere è perché da adolescente avevo difficoltà di comunicazione. Se sei una persona socievole, la scrittura può diventare un accessorio, altrimenti è una necessità. Quindi per me è stato il modo per cercare di superare le mie occlusioni. Ma non sono state le parole scritte a liberarmi, quanto invece il recupero della socialità, il parlare alla mia generazione, quella che ho trovato a sbarrare le strade per rivendicare diritti. Ecco, quella generazione mi ha rivoltato come un guanto e mi ha permesso di appartenere a una comunità”.
A chi gli ha chiesto del suo rapporto con la scrittura De Luca ha detto: “Non sono un impiegato, non scrivo tutti i giorni, lo faccio quando lo sento perché è un momento di felicità e non una costrizione. Credo che chi lo fa per pagare le bollette alla fine si ritroverà in bolletta: il pubblico non è stupido e lo capisce. E poi credo di essere tra i pochi a scrivere ancora a penna, su un quaderno a righe. La mia mano è il direttore d’orchestra e la sua andatura governa tutta la frase. Il mio pensiero non la incalza, hanno insieme una andatura lenta che scorre di riga in riga”. Sulla scia del motto di questa edizione “Un grido di felicità”, i ragazzi del Festival hanno chiesto a De Luca la sua idea di felicità: “Sulla felicità non possiamo contare. Durante la giornata sono spesso felice, ma per brevissimi istanti. Sono scintille che mi fanno aprire gli occhi. Nella Costituzione americana è sancito il diritto alla felicità che Franklin prese in prestito dal napoletano Gaetano Filangieri. Questo è molto bello, però la felicità deve essere un dovere, ognuno dovrebbe cercare di essere felice. È un esercizio: quanto più ci si allena, tanto più si riesce ad afferrare i suoi granelli”.