“Il problema delle armi nucleari è di vitale importanza. Non è solo un problema etico, ma anche una questione da affrontare dal punto di vista legale”. Lo scrive mons. Giovanni Ricchiuti, presidente di Pax Christi, pubblicato sul numero di agosto-settembre di Vita Pastorale, anticipato al Sir. Un “cammino lungo”, lo definisce, quello per la loro messa al bando.
Il Trattato, approvato il 7 luglio 2017 – ricorda il presule -, sottoscritto da oltre 50 Paesi ed entrato il vigore il 22 gennaio 2021, rende non solo “immorale”, ma “illegale” il possesso, prima ancora che l’uso di armi atomiche. “Nel mondo, oggi, ci sono oltre 13mila bombe nucleari. Alcune sono presenti anche sul suolo italiano – basi di Aviano (Pn) e Ghedi (Bs) –, anche se la proprietà e ogni decisione relativa è degli Usa”, sottolinea l’arcivescovo. Mons. Ricchiuti ricorda anche il “previsto arrivo di altre bombe più micidiali, le B61-12 che, per essere ‘trasportate’, avranno bisogno dei nuovi aerei F-35, i micidiali caccia assemblati a Cameri (No), il progetto di aereo più costoso della storia dell’umanità”.
L’articolo di mons. Ricchiuti ricorda anche che “in Italia è attiva la campagna ‘Italia, ripensaci’, promossa da Rete italiana pace e disarmo (di cui anche Pax Christi fa parte), e da Senzatomica”. “Tantissime le realtà che, nel solco di questa campagna, tentano di ‘smuovere’ il Governo italiano, perché ci… ripensi! Il 7 luglio 2017, mentre si approvava il Trattato contro le armi nucleari, la sedia dell’Italia all’Onu era vuota. L’Italia non ha partecipato al voto. A sostegno di ‘Italia, ripensaci’ e di Ican si sono mobilitati la società civile, le associazioni di vario genere e numerosi enti locali”.