“Non cedere alla vendetta e alla tentazione di rispondere al male con il male”. “Dio ha scelto un altro cammino”. Non “il cammino della vendetta e della soppressione della vita. Dio ha scelto la vita”.
È un messaggio di perdono, misericordia e preghiera, anche per i due giovani assassini e i loro complici, quello che l’arcivescovo di Rouen, mons. Dominique Lebrun, ha lanciato questa mattina sia prendendo la parola alla messa che alla cerimonia repubblicana “per la pace e la fraternità”, in omaggio a padre Jacques Hamel, l’anziano sacerdote barbaramente ucciso cinque anni fa nella piccola chiesa di Santo Stefano a Saint-Étienne-du-Rouvray. Alle due cerimonie, erano presenti anche il ministro dell’Interno, Gérald Darmanin, il presidente dei vescovi francesi, mons. Éric de Moulins-Beaufort, autorità civili e religiose e la sorella del sacerdote, Roseline Hamel.
“Vogliamo vivere questo momento nella pace”, ha detto l’arcivescovo nell’omelia. La pace è un dono che si fa ancora attendere. “Lo sappiamo fin troppo bene qui, in questa chiesa dove il male ha provocato dolore e ferite che durano ancora”. Ma “la risposta di chi preso dalla paura, si chiude in se stesso, non è mai la migliore”. Prendendo poi la parola alla cerimonia che si è svolta in una piccola sala municipale a Saint-Étienne-du-Rouvray, l’arcivescovo ha fatto riferimento al processo che si terrà tra qualche mese (avrà luogo dal 14 febbraio all’11 marzo 2022 davanti alla Corte di Assise di Parigi), delle 4 persone accusate di essere complici “di questo atto che nella fede cristiana, noi chiamiamo martirio”. “Correndo il rischio di non essere capito – ha affermato – fin dalle prime ore, ho pregato per i due giovani assassini morti proprio qui dove ci troviamo adesso. L’ho fatto insieme alla comunità cristiana, non senza difficoltà nel mio cuore che prova ancora sentimenti di rabbia. Ma lo abbiamo fatto e abbiamo voluto farlo perché il nostro orizzonte è quello di Gesù, della Misericordia e del perdono. Noi crediamo che Gesù è venuto sulla terra per salvare tutta l’umanità, è venuto per portare perdono”.
“La mia preghiera – ha quindi aggiunto mons. Lebrun – sarà pertanto per i 4 accusati che compariranno presto davanti al tribunale degli uomini tra sei mesi, di cui 3 sono in stato di detenzione da quasi cinque anni. La giustizia degli uomini si deve esercitare nei loro confronti, secondo la legge del nostro Paese e secondo i principi che sostengo la vita umana. Questa giustizia dirà se sono innocenti o colpevoli e in questo caso deciderà la pena a cui dovranno sottomettersi. Ma la giustizia degli uomini si ferma qui. La mia preghiera è quella di raggiungere la giustizia di Dio che non si ferma a dichiarare il bene e il male. Si impegna a rendere giusto colui che non lo è. È vero per me e mi aiuta a riconoscere i miei torti. È vero per la nostra Chiesa e ci aiuta a riconoscere i nostri errori. È la mia speranza, la speranza cristiana: per la grazia di Dio, tutti possono divenire migliori, anche complici e assassini”. Alla cerimonia hanno preso la parola, con grande commozione, il sindaco della piccola cittadina di Saint-Etienne-du-Rouvray, Joachim Moyse, e il deputato Hubert Wulfranc.
“La barbarie islamista colpisce tutti i simboli dell’Occidente e della Francia”, ha detto Darmanin. Il ministro ha ricordato tutti i gravi atti di terrorismo che negli ultimi anni hanno insanguinato la Francia: l’assassinio di giovani a Parigi, l’uccisione di bambini sulla Promenade des Anglais a Nizza nel giorno della festa nazionale, la morte di polizia, militari e di “coloro che proteggono la repubblica”, l’assassinio “di professori”. La barbarie di cui la Francia è stata vittima, ammette il ministro, “è difficile da combattere perché non ha nazionalità e oserei dire non ha religione… Ma è una battaglia che dovremo combattere fortemente e ancora a lungo contro coloro che utilizzano Dio per uccidere e colpire profondamente ciò che noi siamo”.