Suscita forti polemiche e proteste pubbliche in Guatemala la destituzione, decisa dalla Procuratrice generale, María Consuelo Porras, di destituire il procuratore speciale contro l’impunità, Juan Francisco Sandoval. Nelle scorse settimane il magistrato, che gode di forte apprezzamento internazionale, aveva denunciato la mancanza di appoggio da parte del Governo e i continui ostacoli frapposti sullo sviluppo del suo lavoro. Sandoval ha già abbandonato il Paese per salvaguardare la sua incolumità.
Sulla vicenda è intervenuta, con un comunicato, la Conferenza episcopale guatemalteca (Ceg). “È noto a tutti – scrivono il presidente della Ceg, mons. mons. Gonzalo de Villa y Vásquez, arcivescovo di Città del Guatemala, e il segretario generale, mons. Antonio Calderón Cruz, vescovo di Jutiapa – che il processo di amministrazione della giustizia in Guatemala ha gravi lacune, come abbiamo più volte sottolineato. Il pubblico ministero è, per legge, l’ente statale incaricato delle indagini e dell’azione penale sui delitti commessi. Negli ultimi anni è riuscito a indagare su eventi che in precedenza avevano goduto di totale impunità, generando speranza nella cittadinanza e dando conforto alle vittime. In questo, ha avuto un ruolo fondamentale la Procura speciale contro l’impunità (Feci)”. Ora, però, è giunto “l’improvviso licenziamento del procuratore Sandoval”, che “secondo autorevoli uomini e donne di diritto, è stato illegale e arbitrario”. Proseguono i vescovi: “Facciamo nostra la protesta dei cittadini, in quanto percepiamo che questo fatto indica una chiara battuta d’arresto nel lavoro per un’efficace lotta alla corruzione e l’impunità, che tanto danno hanno arrecato allo sviluppo integrale del Paese. Coloro che si sono rallegrati del licenziamento lo hanno fatto perché si sentono al sicuro e a proprio agio, quando il regime di impunità si consolida”.
Aggiunge la nota: “Il licenziamento brusco del procuratore Juan Francisco Sandoval ha ferito in modo irreparabile per il Paese. I casi importanti che stava gestendo rallentano, è enorme la perdita di credibilità del Pubblico Ministero, crescerà l’indignazione dei cittadini, le proteste sociali e il livello di conflitto complicheranno ulteriormente la già carente gestione di la pandemia e il tortuoso processo di vaccinazione”. Come vescovi, “facciamo appello a tutti gli operatori della giustizia, coloro che sono investiti di autorità nelle varie Istituzioni del Paese, perché si impegnino maggiormente a ricercare la giustizia, costruendo la pace come bene più grande; perché siano coraggiosi nel riconoscere i propri errori e non perdano l’orizzonte del bene comune”.