“In questa Giornata, dedicata ai nonni e agli anziani, vorrei soffermarmi su questi tre momenti: Gesù che vede la fame della folla; Gesù che condivide il pane; Gesù che raccomanda di raccogliere i pezzi avanzati. Tre momenti che possono essere riassunti in tre verbi: vedere, condividere, custodire”. È quanto scrive il Papa, nell’omelia della messa per la Giornata mondiale dei nonni e degli anziani, presieduta in rappresentanza del Santo Padre nella basilica di San Pietro da mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la nuova evangelizzazione. “Gesù alza gli occhi e vede la folla affamata dopo aver camminato tanto per incontrarlo”, osserva Francesco a proposito dell’episodio evangelico della moltiplicazione dei pani e dei pesci: “Così inizia il miracolo, con lo sguardo di Gesù, che non è indifferente o indaffarato, ma avverte i morsi della fame che attanaglia l’umanità stanca. Egli si preoccupa di noi, ha premura per noi, vuole sfamare la nostra fame di vita, di amore e di felicità”. “Negli occhi di Gesù vediamo lo sguardo di Dio”, prosegue il Papa: “È uno sguardo attento, che si accorge di noi, che scruta le attese che portiamo nel cuore, che scorge la fatica, la stanchezza e la speranza con cui andiamo avanti. Uno sguardo che sa cogliere il bisogno di ciascuno: agli occhi di Dio non esiste la folla anonima, ma ogni persona con la sua fame”. ”Gesù ha uno sguardo contemplativo, capace cioè di fermarsi davanti alla vita dell’altro e di leggervi dentro”, la tesi di Francesco: “Questo è anche lo sguardo che i nonni e gli anziani hanno avuto sulla nostra vita. È il modo con cui essi, fin dalla nostra infanzia, si sono presi cura di noi. Dopo una vita spesso fatta di sacrifici, non sono stati indifferenti con noi o indaffarati senza di noi. Hanno avuto occhi attenti, colmi di tenerezza. Quando stavamo crescendo e ci sentivamo incompresi, o impauriti per le sfide della vita, si sono accorti di noi, di cosa stava cambiando nel nostro cuore, delle nostre lacrime nascoste e dei sogni che portavamo dentro. Siamo passati tutti dalle ginocchia dei nonni, che ci hanno tenuti in braccio. Ed è anche grazie a questo amore che siamo diventati adulti”.