Oltre 280 volontari settantenni si prendono cura dei loro coetanei che vivono soli o hanno difficoltà economiche. Si tratta di donne (81%) di età superiore ai 75 anni (66%), prevalentemente vedove (51%), che vivono sole (49%) e con un’istruzione medio alta (62% diploma o laurea). È un’iniziativa del progetto “Quartieri Solidali” che coinvolge tredici parrocchie della diocesi di Roma. Alla vigilia della prima Giornata mondiale dei nonni e degli anziani promossa dal Papa, che si celebra domenica prossima, la Caritas diocesana presenta un dossier, “La scoperta di un tesoro“. “In un’epoca in cui l’invecchiamento della popolazione viene presentato come una seria minaccia alla nostra società e alla vita delle comunità cristiane – scrive il cardinale vicario, Angelo De Donatis – grazie a questa Giornata istituita dal nostro vescovo Papa Francesco e alle tante testimonianze delle comunità parrocchiali, possiamo trovare negli anziani quel contesto necessario per la riscoperta della fede e dei valori che ci fanno cristiani”. Nell’introduzione della ricerca, il cardinale evidenzia come “ben 280 volontari che hanno superato i 65 anni di età si dedicano ad altre persone, più di 300, che hanno bisogno di compagnia, di aiuto per le incombenze domestiche, di accompagnamento per il disbrigo di pratiche amministrative e visite mediche. Ma non è solo questo. Sono di supporto alle loro famiglie, soprattutto dove ci sono nipoti da accudire e, grazie al loro coinvolgimento nelle comunità parrocchiali, diventano il perno per le attività liturgiche e per la catechesi dei ragazzi. I gruppi di Quartieri Solidali sono inoltre il punto di incontro della parrocchia con il quartiere: con i centri sociali anziani, con le scuole, con le associazioni di volontariato”. La Caritas di Roma ha svolto un sondaggio tra quanti sono coinvolti in Quartieri Solidali per conoscere l’impatto della pandemia sulle loro vite. Sono stati intervistati 87 anziani, in tredici parrocchie, in rappresentanza dei circa 600 che aderiscono alle iniziative promosse nelle comunità. Si tratta soprattutto di donne (81%) di età superiore ai 75 anni (66%), prevalentemente vedove (51%), che vivono sole (49%) e con un’istruzione medio alta (62% diploma o laurea). Durante il periodo della pandemia, quasi il 70% delle persone anziane già assistite dal progetto si è messa a sua volta a disposizione offrendo un qualche servizio di aiuto.