Complessivamente nel 2020 la Commissione ha aperto 903 nuove procedure di infrazione, il 13% in più rispetto al 2019: Bulgaria, Italia, Malta e Grecia sono stati i Paesi che hanno registrato il maggior numero di nuove procedure per non corretto recepimento o non corretta applicazione del diritto dell’Ue; Danimarca, Finlandia, Irlanda e Paesi Bassi i Paesi meno colpiti. Questo dice la Relazione annuale sul controllo dell’applicazione del diritto dell’Ue, adottata oggi dalla Commissione europea, in cui si illustra in che modo la Commissione ha monitorato e fatto rispettare il diritto dell’Ue nel 2020 e i risultati conseguiti dagli Stati membri in una serie di settori d’intervento. La pandemia ha influito anche in questo ambito: ad esempio, “molti Stati membri hanno introdotto unilateralmente restrizioni all’esportazione di medicinali, dispositivi di protezione e altri prodotti connessi alla pandemia”, si legge nella nota, che la Commissione ha sanzionato con “procedure d’infrazione urgenti”. Così anche 11 Stati sono stati oggetto di procedure d’infrazione per “non aver tutelato i diritti dei consumatori che avevano acquistato pacchetti turistici e che non hanno ricevuto un risarcimento adeguato dopo la cancellazione dei loro viaggi”. Dato il contesto, però la Commissione “ha cercato di alleggerire l’onere a carico degli Stati membri”, ad esempio concedendo tempi di risposta più lunghi. L’Italia si è vista oggetto di 36 nuove procedure di infrazione; a fine 2020 erano 86 le procedure pendenti verso l’Italia. La Commissione ha anche registrato 419 nuove denunce su presunte o potenziali violazioni del diritto dell’Ue contro l’Italia.