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Polonia: Cedu, la sezione disciplinare della Corte Suprema “non è un tribunale stabilito per legge, nel senso della Convenzione europea”

“La Corte rileva che la procedura di nomina dei giudici è stata indebitamente influenzata dai poteri legislativi ed esecutivi. Questa è un’irregolarità sostanziale che grava sull’intero processo e lede la legittimità della sezione disciplinare della Suprema Corte, che ha esaminato il caso del ricorrente”. Così si legge in una sentenza emessa oggi dalla Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) riguardo uno dei 38 ricorsi contro la Polonia, presentati nel periodo 2018-2021 e che concernono vari aspetti della riorganizzazione del sistema giudiziario polacco avviato nel 2017. Nella fattispecie oggi la Corte europea si è pronunciata sulla vicenda di una avvocatessa polacca, la signora Reczkowicz che ha fatto ricorso contro la Polonia, affermando che la sezione disciplinare della Corte Suprema polacca, che si è pronunciata su un caso che la riguardava, mancava di imparzialità e indipendenza, essendo composta da giudici nominati dal presidente della Polonia su raccomandazione del Consiglio nazionale della magistratura, i cui membri a loro volta sono eletti dal Sejm, la Camera bassa del Parlamento. La sezione disciplinare, una delle due nuove sezioni della Corte Suprema create con la riforma del sistema giudiziario polacco, si legge nella sentenza “non è un tribunale stabilito per legge, nel senso della Convenzione europea”. La Polonia dovrà pagare 15mila euro di danno morale alla ricorrente e assumersi i costi legali di 420 euro.

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