Lo Stato messicano del Veracruz, con una votazione che si è tenuta nel Congresso martedì, ha approvato la legalizzazione dell’aborto, in alcune situazioni, nelle prime 12 settimane di gestazione. Da parte della Conferenza episcopale messicana (Cem) interviene, con una nota, mons. Jesús José Herrera Quiñones, vescovo di Nuevo Casas Grandes e responsabile dell’ambito della Vita della Cem. “Alziamo la voce – scrive – e ci aggiungiamo alla preoccupazione dei vescovi e dei fedeli della provincia ecclesiastica di Xalapa”. Prosegue la nota: “Non possiamo non rammaricarci di questo fatto avvenuto a Veracruz e chiarire che costituisce una grave ingiustizia, poiché permette di commettere un torto inaccettabile nei confronti di un altro essere umano nella sua fase più vulnerabile, quando richiede maggiore protezione insieme con la madre. In questo senso, vediamo con rammarico che alcuni legislatori non prestano attenzione ai motivi che portano una madre incinta a considerare l’aborto. L’aborto non risolve nessuno dei problemi delle madri incinte e le rende solo madri di un bambino morto”.
In un’ottica di piena promozione della dignità umana, “avvertiamo anche che questa azione permissiva dell’aborto ignora le preoccupazioni più pressanti della società, soprattutto legate all’insicurezza che si soffre in molte aree del Paese, oltre all’attenzione dei bisogni sanitari dei cittadini, con l’urgenza sentita da milioni di famiglie di trovare lavoro, e mentre si vive la preparazione alla ripresa dell’attività nelle scuole”.
Sulla stessa vicenda intervengono anche i vescovi del Veracruz, appartenenti alla provincia ecclesiastica di Xalapa. “L’aborto legalizzato – scrivono – distrugge semplicemente una vita e colpisce in modo significativo la madre. I legislatori di Veracruz e del movimento di cui fanno parte si sono precipitati a votare, approfittando dello stato emotivo che sta vivendo il nostro popolo, e hanno imposto l’aborto nel Veracruz, condannando il nostro Stato e le prossime generazioni a una maggiore violenza e decomposizione sociale. Invece di occuparsi di problemi reali e urgenti, hanno disprezzato e messo a rischio il dono e il diritto alla vita di tutti gli esseri umani, specialmente dei più indifesi”.