Proprio non si aspettava padre Lino Allegri, sacerdote fidei donum della diocesi di Bolzano-Bressanone dal 1970, dal 1991 nell’arcidiocesi di Fortaleza, capitale dello Stato brasiliano del Ceara, di diventare un “personaggio” noto in tutto il Brasile a 82 anni. Il sacerdote, che dà una mano nella parrocchia cittadina di Nostra Signora della Pace, è da settimane “sotto attacco” da parte di gruppi sostenitori del presidente Jair Bolsonaro, per alcune frasi pronunciate lo scorso 4 luglio durante l’omelia domenicale. Una situazione rispetto alla quale padre Lino ha ricevuto la solidarietà di varie organizzazioni ecclesiali e non, tra cui la Caritas brasiliana, che parla di “costanti minacce per aver difeso la vita e per essersi mostrato solidale con le vittime del Covid”.
“Sono sorpreso di quanto accaduto, ma sono sereno. Anche se in questo periodo, a causa della pandemia, che a Fortaleza e in tutto il Brasile è ancora molto attiva, si esce poco, la mia vita è comunque scombussolata. Non penso di correre veri e propri pericoli rispetto alla mia incolumità, ma la cosa è seria e mi dispiace che nella vicenda sia stato coinvolto anche il bravo parroco a cui sto dando una mano, ora l’obiettivo sta diventando lui”. Vicenda comunque seria, dunque, tanto che “le autorità giudiziarie mi hanno convocato, sono state molto cortesi e mi hanno offerto di garantirmi sicurezza negli spostamenti”. Oggi padre Lino sarà ricevuto dall’arcivescovo, dom José Antônio de Aparecido Tosi.
“Quella domenica – racconta – ho celebrato la messa nella chiesa principale della parrocchia, composta mediamente da persone di classe medio-alta. In Brasile si celebrava la festa dei santi Pietro e Paolo. Nell’omelia ho tentato di mettere insieme il Vangelo e la vita: sulla scia dell’apostolo Pietro, ho detto che la fede professata va di pari passo con l’amore per i fratelli. In questo contesto, ho fatto riferimento al presidente Bolsonaro, che parla sempre di Dio, ma mette in atto politiche che vanno in senso contrario, anche nella vicenda del Covid-19 – in Brasile abbiamo superato le 510mila vittime – e dei vaccini. Alla fine della messa otto persone sono venute in sacrestia. Non posso dire che mi abbiano aggredito fisicamente, ma hanno tenuto un atteggiamento verbale violento e minaccioso, mi hanno detto di tornare in Italia, mi hanno dato del comunista. Altri fedeli si sono frapposti e hanno detto a queste persone di uscire dalla sacrestia. Il fatto ha subito avuto forte risonanza”.
Sette giorni dopo a celebrare era il parroco. “Quando ha letto la nota, breve ma molto dura, sulla situazione del Paese della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile e subito dopo una nota di varie organizzazioni, tra cui i ‘Sem terra’, di appoggio alla mia persona, un colonnello in pensione si è messo a gridare davanti a tutti. In quell’occasione molti fedeli lo hanno invitato a uscire e l’assemblea ha intonato il canto di san Francesco, che viene spesso eseguito anche in Italia”. Infine, domenica scorsa, anche se padre Lino per prudenza non ha celebrato nella chiesa parrocchiale, “c’è stata una presenza in chiesa di un gruppo di sostenitori del presidente, in gran parte ex ufficiali e imprenditori, tutti con la maglietta gialla della nazionale e il numero 17, in pratica la ‘divisa’ usata da Bolsonaro durante la campagna elettorale del 2018. Una dimostrazione di forza, alla fine della messa si sono fatti fotografare, naturalmente senza mascherina, il cui uso qui è ancora prescritto, anche all’esterno”.