La nunziatura apostolica in Bolivia ha ufficializzato la donazione di Papa Francesco di respiratori per due centri sanitari appartenenti alla diocesi di Oruro e all’arcidiocesi di Cochabamba. I ventilatori di fascia alta, donati dall’Elemosineria apostolica, fanno parte di un gruppo di 27 inviati dal Pontefice nei Paesi che stanno attraversando momenti critici a causa della pandemia.
Secondo la comunicazione della nunziatura, uno dei respiratori è destinato al centro sanitario San Juan Pablo II che appartiene alla parrocchia San Pio X, a Oruro. Durante la consegna ufficiale il vescovo, mons. Cristóbal Bialasik, ha ringraziato il Papa ed espresso l’auspicio che il respiratore possa salvare la vita delle persone contagiate da Covid-19.
Nell’arcidiocesi di Cochabamba, il respiratore è stato consegnato all’Hospital del Sur, uno dei centri medici più importanti nel trattamento del Covid-19 in Bolivia. Alla cerimonia era presente l’arcivescovo della giurisdizione ecclesiastica, mons. Oscar Aparicio. Il presule ha detto che con questo gesto Papa Francesco esprime il suo amore, la sua fede e la sua speranza: “È un modo per esprimere che il Papa è con noi e ci accompagna”.
Proprio Cochabamba è una delle città dove gli effetti del Covid-19 sono più devastanti, al di là dei numeri ufficiali. Ha destato commozione, nei giorni scorsi, la morte di Betania, una bimba di soli 4 anni morta dopo aver contratto il virus. La bambina era ospite della “Casa de los Niños”, la struttura diretta dal missionario laico Aristide Gazzotti, chiamato in questi mesi anche “l’angelo dell’ossigeno” per la sua instancabile attività nel tamponare le falle del sistema sanitario boliviano e nel procurare bombole d’ossigeno. Gazzotti, in una lettera aperta dopo la morte della bimba, che ha avuto una notevole risonanza nei media locali, si è rivolto direttamente al presidente Luis Arce: “Dov’era Luis Arce, dov’era lo Stato per proteggere la sua gente che stava morendo per mancanza di ossigeno, dov’era lui, quando cercavo, al freddo di notte, uno spazio negli ospedali per ricoverare i miei cari insegnanti Esteban e Rubén, dov’è lo Stato oggi, signor Luis Arce? Non possono mancare medicine, provviste, ossigeno…”.