“Il Mezzogiorno, all’interno del Piano di resilienza, non può essere, pertanto, soltanto un’area da risollevare e neppure, se anche lo si volesse, un motore che ne accenderebbe altri. È il luogo, invece, dove si può compiere, assieme alle storiche riparazioni dei danni provocati, un’autentica opera di giustizia e di umanizzazione della politica”. Lo evidenzia mons. Mimmo Battaglia, arcivescovo di Napoli, in una “Lettera alla Politica”. Il Sud è “il luogo in cui può nascere, proprio per la consistenza delle risorse e degli strumenti europei, un nuovo modello di sviluppo fortemente proiettato alla costruzione del vero progresso. Un modello che punti decisamente, attraverso le mani e la testa e il cuore di una classe dirigente aperta, colta, matura, ‘innamorata’ della bellezza, alla valorizzazione delle proprie risorse. A partire da quelle, anche umane, già presenti nel territorio, che l’emergenza planetaria, al Covid preesistente, indicano quali ‘salvavita’. Sono le risorse che abbiamo colpevolmente dimenticato: la terra, madre sempre benigna e generosa, l’acqua sua figlia prediletta, il cielo con l’aria da ‘liberare’, il mare da restituire pienamente alla sua grazia così ricca di beni, i fiumi da proteggere dal rischio, che essi stessi soprattutto subiscono, di tracimare modificandosi e rovinando il territorio, invece che scendere dolcemente verso il mare che li accoglie. Sono i doni di Dio per tutti gli esseri umani e di cui il Mezzogiorno ampiamente dispone ancora”. Ma “sentiamo forte la necessità di giustizia sociale, senza la quale non potrà mai esservi pace”.
Secondo il presule, “troppo spesso i poveri sono stati offesi con generalizzazioni ingiuste, che non tengono conto della dignità, delle aspirazioni, dei sogni, dei talenti di ognuno”.
“Nella dimensione della ‘prossimità’, ripartire dagli ultimi significa metterli concretamente al centro di un processo di ‘liberazione’ teso a restituire loro piena dignità umana – conclude mons. Battaglia -. Se pensiamo ad esempio alle politiche delle nostre città, ai servizi verso i cittadini più deboli e fragili, e proviamo a farlo attraverso le chiavi di lettura della giustizia, non potremo più limitarci a percorsi meramente assistenziali, diritti sociali che appaiono come concessioni, come un lusso che non sempre ci si può permettere”.