“I poveri sono ovunque nel Paese, dispersi e nascosti nelle pieghe del proprio pudore e della ipocrisia di chi fa finta di non vederli”. Lo denuncia mons. Mimmo Battaglia, arcivescovo di Napoli, in una “Lettera alla Politica”. “I poveri sono anche le regioni povere, le terre inaridite e assetate dell’acqua che si perde nello spreco e nelle condotte inesistenti o rovinate. Le terre consumate dal cemento e dal cedimento per incuria o per devastazioni diverse”, osserva il presule, che aggiunge: “I poveri sono il lavoro. Quello che manca e quello dequalificato, quello sfruttato e quello mal pagato. Sono il lavoro che uccide nelle fabbriche ‘distratte’, nei cantieri insicuri, nei campi della nuova schiavitù, dove quella carne umana sopravvissuta al mare viene comprata e venduta a pochi euro. I poveri sono il lavoro, la questione oggi delle questioni irrisolte di un nuovo capitalismo cinico e beffardo quanto crudele e stupido. Un lavoro, sottopagato, che spesso dequalifica e aliena giovani che hanno studiato tanti anni, non solo per sentirsi nobilitati secondo quell’antico principio, ma per sentirsi protagonisti della crescita complessiva della società, costruttori della ricchezza per tutti. La ricchezza, non dimentichiamolo, che è di tutti. Sempre”.
Per l’arcivescovo, “i poveri sono anche quella politica che, disgiunta dalla morale, si priva della sua intima natura, del suo scopo primario, lasciandosi cosi logorare dalla corruzione dilagante e non di rado dall’incompetenza devastante. E così la politica dimentica il suo fine ‘primo’, che è realizzare l’impossibile, il sogno”.