Pubblicato oggi il rapporto di ricerca “Le nuove povertà nel territorio di Roma Capitale” promosso e finanziato dall’Amministrazione capitolina, dal quale emerge che le cause che hanno portato i cittadini nel corso dell’ultimo anno a chiedere aiuti socio-assistenziali e buoni spesa, sia da attribuire ad una forte contrazione del guadagno (73,5%), alla perdita del lavoro (57,3%), all’esaurimento dei risparmi (39,3%) o all’essere rimasti gli unici a portare reddito in famiglia (28,1%). Secondo lo studio condotto dalla Fondazione Unicampus San Pellegrino, per il tramite del suo SocioLab – Istituto di studi sociali con la direzione scientifica di Nicola Ferrigni, i cittadini che hanno usufruito di aiuti per la prima volta sono 3 su 4 (76,1%), mentre la stragrande maggioranza (85,7%) non vede all’orizzonte un miglioramento della propria condizione. Una ricerca che, come riportato nel comunicato del Comune di Roma, punta ad approfondire l’impatto dell’emergenza sanitaria da Covid-19 sul tessuto socio-economico capitolino, al fine di sondare l’impatto dei servizi e definire azioni amministrative sempre più capaci di rispondere ai bisogni dei cittadini. Infatti secondo gli intervistati, l’emergenza sanitaria ha creato nuovi poveri (94,4%), aggravato la situazione di chi era già povero (95%), accentuato le distanze sociali (92,2%) e creato nuovi bisogni sociali (91,4%). Inoltre, la pandemia avrebbe contribuito a incrementare reati quali l’estorsione e l’usura (82,2%), così come la piccola criminalità (68,3%), e a portare alla luce il lavoro sommerso/in nero (69,6%). Dall’indagine si evince che il 70,9% delle persone ripone “molta” e “abbastanza” fiducia sui servizi socio-assistenziali di Roma Capitale, con il 44,5% che li preferisce alla rete familiare o amicale (36,4%). Per quanto riguarda i buoni spesa, l’87,1% dichiara di non aver avuto difficoltà a reperire le informazioni e il 58,7% valuta come “ottimo” e “buono” il tempo di risposta, la qualità delle informazioni, l’affidabilità e l’adeguatezza dell’aiuto, mentre il 12% avrebbe preferito un’altra tipologia di sostegno. Riguardo alla propria condizione economica, il 41,2% si ritiene attualmente “molto” e “abbastanza” esposto al rischio povertà e, in caso di estrema necessità, si rivolgerebbero alla rete familiare o amicale (rispettivamente il 70,7% e 53,7%), oppure allo Stato (il 67,9% a Roma Capitale, il 63,9% ad altre Amministrazioni pubbliche quali, per esempio, l’Inps). Emerge parallelamente una percezione positiva rispetto alla certificazione del ruolo sociale svolto dal volontariato (85,5%) e la rinnovata centralità dello Stato (65,9%), laddove invece appaiono più circoscritti gli effetti positivi sul rafforzamento del senso di comunità (44,8%). “Attraverso questo studio mettiamo nelle mani dell’Amministrazione informazioni essenziali per definire con sempre maggiore efficacia azioni di sostegno capaci di rispondere ai bisogni emergenti dei cittadini”, le parole della sindaca di Roma, Virginia Raggi, per la quale “è fondamentale intercettare e dare risposte tempestive a un territorio, come quello della città di Roma, quanto mai vasto e articolato”.